Roma, 14 giugno 2010. I bambini. Vittime di ogni guerra, vittime innocenti. Nel rapporto sull’impatto che la guerra in Afghanistan ha sulle condizioni dell’infanzia presentato dal network “Watchlist on Children and Armed conflict”, di cui fa parte anche Save the children, sono riportati dati spaventosi. Più di 1.000 i bambini uccisi nel 2009, 200.000 quelli con ferite permanenti e disabilità, circa 60.000 minori tossicodipendenti. Ci sono poi i bambini-soldato, un numero impressionante. Più di 600 gli attacchi alle scuole. Queste sono le condizioni in cui vivono i bambini in Afghanistan, questa la vita di un bambino in un paese di guerra. Dove una mina giocattolo, di quelle che i russi lanciavano negli Ottanta ed erano appositamente progettate per resistere anche a diverse manipolazioni, può portarti via una mano, una gamba, gli occhi, per sempre.
Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children per l’Italia spiega che “Gli sforzi del governo afgano e della coalizione che lo sostiene per garantire la stabilità nel paese e proteggere i bambini dovrebbero crescere in misura esponenziale ma non è così. Anche nel recente vertice di Londra, in cui è stata disegnata la road map in tema di sicurezza, governance e sviluppo economico per l’Afghanistan nei prossimi 5 anni, non è stata presa in esame alcuna misura specifica per la promozione e la tutela dei diritti dei bambini”. Ad oggi nessun talebano è stato incriminato con l’accusa di crimini contro l’umanità, nonostante sia previsto dal diritto internazionale, così come non vi è ancora un sistema in grado di valutare e monitorare in maniera indipendente le violazioni commesse da forze militari governative e internazionali. Inoltre è in vigore da febbraio 2010 una legge che assicura l’amnistia a tutti i combattenti, talebani e non, che accettano di collaborare con il governo. Save the Children propone “un piano quinquennale per la protezione dei bambini, con degli obiettivi misurabili, come per esempio la riduzione del numero di attacchi alle scuole”, “un meccanismo per le vittime che renda facile la denuncia delle violazioni e accessibile l’informazione sul procedimento in corso”, ed infine “la definizione di criteri chiari e validi ovunque per l’assegnazione di sussidi ai familiari delle vittime della guerra e delle violenze”. L’Afghanistan è sempre meno un paese per bambini.
Alessandra Maiorano