E’ il Veneto la regione che ha ottenuto il primato regionale sulla somministrazione dell’Ru486. Ad aprile l’Usl 12 era stata tra le prime regione ad aver ordinato la pillola e fino a oggi, sono quattro le donne che l’hanno richiesta: due ragazze veneziane e due straniere che sono residenti nel capoluogo veneto, tutte con un’età compresa tra i 21 e i 33 anni.
Dopo la somministrazione della pillola negli ospedali di Mestre e Venezia, le donne sono state ricoverate per tre giorni e seguite e controllate dai medici dell’ospedale. Ma i risultati della pillola sono stati positivi in tre casi su quattro, e il successo della pillola è accertato al 95%. Infatti, soltanto in un caso la pillola Ru486 non ha funzionato e i medici sono dovuti intervenire chirurgicamente.
Ma nel resto del Veneto, nessun’altra donna ha ancora richiesto la pillola e alcune Asl hanno deciso di ordinarle soltanto se qualcuna si presenterà per richiederle.
Questo probabilmente dipende anche dalle polemiche che hanno accompagnato l’ingresso dell’Ru486 in Italia. Nel nostro paese, infatti, a livello culturale e politico religioso contrariamente ad altri Paesi europei, l’Italia si dimostra lenta e burocratizzata e non sono tutti i medici che offrono un’alternativa all’aborto chirurgico.
“Nel nostro Paese si stanno portando avanti politiche esasperate sulla famiglia e contro l’aborto, senza però guardare la realtà dei fatti e cioè che la percentuale di interruzioni di gravidanza è davvero bassa»” commenta l’Aied di Venezia, Associazione italiana per l’educazione demografica.
Da quando due mesi fa è partita la commercializzazione in Italia, sono 1.400 le confezioni di Ru486 distribuite negli ospedali della Penisola, di cui 1.100 vendute ad aprile e soltanto 300 a maggio. Dei dati inaspettati, che mettono soprattutto in primo piano la grande differenza tra Nord e Sud. Al primo posto c’è la Toscana con 334 confezioni, seguita dagli ospedali della Lombardia con 253, poi la Liguria con 149 ordini e la Puglia con 102 confezioni ordinate.
Daniela Ciranni