Sono stati attimi di terrore quelli vissuti questa mattina, poco prima delle 7.20 (ora locale), da una pattuglia di cinque alpini che a bordo di un Lince, il mezzo blindato dell’esercito italiano, stavano percorrendo un tratto di strada disabitato a 12 chilometri dal villaggio di Shindand. Al passaggio della colonna, formata da cinque mezzi, è esploso un ordigno che ha investito il Lince dei cinque alpini coinvolti, limitandosi però a danneggiare la parte inferiore, lasciando illesi gli uomini a bordo.
Un team specializzato del Genio intervenuto sul posto è al lavoro per decifrare la tipologia dell’ordigno e le modalità dell’esplosione.
“Unità di rinforzo hanno recuperato l’equipaggio e il blindato coinvolti nell’esplosione, – ha spiegato il portavoce del contingente – mentre la pattuglia ha continuato la missione dirigendosi verso il villaggio di Masyan, nella valle di Zirko, dov’era previsto un incontro con i leader locali nell’ambito delle iniziative di Key Leaders Engagement condotte dalla Task Force Centre per coinvolgere le comunità nel controllo del territorio”.
La Task Force Centre, cui appartengono i cinque alpini, costituita dal 3° reggimento Alpini di Pinerolo, attualmente opera a Shindand, a sud di Herat.
Tre giorni fa il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva annunciato che, tra il 2011 e il 2013, sarà avviato e completato il processo di ritiro delle truppe italiane dal territorio afghano, poiché “è previsto un passaggio di consegne graduale al governo afghano, alle forze armate afghane e alla polizia afghana”.
Solo a maggio, però, in seguito all’attentato che aveva ucciso due alpini ad Herat, lo stesso La Russa aveva confermato l’intenzione del Governo italiano di portare, entro la fine del 2010, a 4mila uomini il contingente italiano in Afghanistan, contro i 3mila presenti attualmente.
Voci vicine ai movimenti contro l’imperialismo, intanto, si dicono preoccupati dalle parole del generale David H. Petraeus, capo del Comando centrale statunitense, che, intervistato dal New York Times, ha riconosciuto le nuove “potenzialità sensazionali” del territorio afghano frutto del rapporto interno al Pentagono stilato da un gruppo di geologi in cui risulta che “ci sarebbero riserve di oro, rame, ferro e (soprattutto) litio con un valore pari a 810 miliardi di euro“.