Golosi di pane e Nutella, ferventi sostenitori del cucchiaino di crema alla nocciola nel caffè, viziosi del gusto e generazioni di italiani cresciute con la crema spalmabile “istituzione d’Italia”: tutti riuniti su Facebook contro chi, in questo caso il Parlamento Europeo, si scaglia contro la Nutella. Il popolo di Facebook organizza una pagina sul più diffuso social network del mondo per contrastare l’escalation di “censure” proposte dal Parlamento Europeo in ambito alimentare nel nome della salute.
Il coro di “no” si eleva da Facebook all’ipotesi che la storica crema della Ferrero possa essere in qualche modo danneggiata dall’etichettatura “più precisa” prevista dal Parlamento Europeo e, di conseguenza, anche molto negativa nei confronti di un prodotto come questo, apprezzatissimo da qualsiasi fascia d’età.
I frequentatori di Facebook sono scandalizzati, indignati, preoccupati e c’è addirittura chi propone un sit-in a Bruxelles davanti alla sede del Parlamento. E lo stesso messaggio proviene dalla Lega Nord, che, con Roberto Calderoli, ha fondato il movimento “Giù le mani dalla Nutella” e la primissima adesione è arrivata dal governatore della Regione Piemonte, Roberto Cota, per difendere la storica azienda piemontese.
Secondo le nuove norme previste da Bruxelles, le confezioni degli alimenti dovranno riportare sulla faccia principale dell’etichetta, le quantità di grassi, grassi saturi, glucidi, sale e calorie contenute nel prodotto. Affianco a queste indicazioni vi dovrà essere una tabella con le linee guida sulle quantità che dovrebbero essere assunte da un adulto per ognuno di questi fattori, indicate per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto. L’insurrezione è scattata unanime, apolitica. E tutti hanno ripreso lo slogano della famosissima crema: “Che mondo sarebbe senza Nutella?”.
Pizza, pasta e Nutella sono cose che in Italia non devono essere toccate. Si rischia una vera e propria insurrezione popolare, al momento virtuale. Ma chi ci assicura che i fan(atici) della crema non organizzino veramente una serie di proteste e, magari, anche quel già citato sit-in a Bruxelles?
Augusto D’Amante