Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ha dubbi: il disegno di legge sulle intercettazioni, il “bavaglio” contro cui si sono sollevati giornalisti, magistratura e opinione pubblica, deve essere approvato senza se e senza ma.
Certo, ha spiegato il premier in un videomessaggio inviato ai Promotori della Libertà, il suo “esercito personale”, se necessario “cambiamola, emendiamola, rivediamola” ma “approviamola nell’interesse di tutti”, “dobbiamo impedire che questa legge subisca la triste sorte che di solito tocca alle leggi che non piacciono a sinistra e pm politicizzati“.
Un messaggio chiaro a quanti avevano ipotizzato che il sospetto di incostituzionalità e le pressioni interne la PdL operate dai finiani potessero far demordere il premier dall’idea di andare avanti per la sua strada.
Così mentre il Popolo Viola e il sindacato dei giornalisti si preparano a scendere in piazza a Roma il 1 e il 9 luglio con due manifestazioni “anti bavaglio”, dal Palalottomatica della capitale anche il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani ha attaccato il ddl promosso dalla maggioranza, dicendosi contrario a qualsiasi norma che possa limitare la libertà di informazione.
L’attacco frontale, la parte più violenta del videomessaggio, il premier la riserva, però, alla Costituzione, spiegando che “fare le leggi sta diventando ogni giorno più difficile e lo sarà fintanto che non saremo riusciti ad approvare le riforme istituzionali necessarie per ammodernare l’architettura costituzionale dello Stato“.
Sulla falsariga del discorso pronunciato di fronte alla platea di Federalberghi su come sia “un’inferno governare seguendo la Costituzione”, Berlusconi ha chiesto più poteri per il premier, la riduzione del numero dei parlamentari, iter più rapidi nell’approvazione delle leggi.
Norme che sommate al “porcellum” maggioritario che gli permette di essere padre padrone del Paese con il 35% dei consensi, distruggerebbero la centralità del Parlamento, trasformando il principale organo di rappresentanza della sovranità popolare in un organo utile solamente a porre il timbro sopra le decisioni del Presidente del Consiglio.
“Queste sono riforme previste tutte dal nostro programma di governo, – ha concluso Berlusconi – riforme che sono state sottoscritte col voto degli elettori e che sono tutte pienamente condivise dalla Lega di Bossi, che è stata e continuerà ad essere un alleato leale e sicuro del Popolo della Libertà“.