Google e l’edicola digitale

In un mercato che vede i giornali sempre più in difficoltà nella ricerca di una forma di bussiness su Web, arriva una notizia interessante da parte di Google. Il colosso di Internet, sistema di accesso per molti utenti della Rete, sta studiando un nuovo sistema integrato di ricerca di articoli on-line in collaborazione con gli editori. Si tratta di “Newspass“: un sistema di micropagamenti per i siti dei giornali che permetterà agli utenti di accedere tramite Google ai contenuti a pagamento degli editori, pagando di volta in volta gli articoli oppure abbonandosi.

L’edicola digitale di Google ci permetterà, in tutta comodità di “entrare” in una vera e propria edicola virtuale e acquistare ciò che ci interessa, come facciamo tutte le mattine quando entriamo nell’edicola sotto casa, insomma. Quindi l’untente del Web si troverà, con il sistema ideato da Google, a scegliere sia tra gli articoli gratuiti dei giornali sia tra un vasto repertorio di news, accessibli solo dopo l’acquisto, grazie alla creazione di un “borsellino elettronico”.

Newspass” promette di essere un’innovazione che cambierà per sempre il sistema di bussiness dei giornali e degli editori e permetterà a Google di diventare il più potente archivio e sistema di accesso del Web. Si trasformerà, per dirla in modo semplice, in una sorta di i-Tunes della Apple.

Il rapporto Internet-editoria ha attraversato varie fasi. Ad una prima fase in cui “su Internet è tutto gratis” ne è seguita una per la quale molti giornali hanno dovuto mettere alcuni contenuti “sotto chiave” e renderli accessibili solo dopo pagamento. Per esempio ricordiamo l’inglese “Times” e l’italiano “Sole 24 Ore”. E dal prossimo anno anche il “New York Times” chiederà ai suoi utenti Web di mettere le mani nel portafogli per accedere ai suoi contenuti. E questo fenomeno ha portanto anche in Italia a ricorrere da parte degli editori a mezzi legali contro Google.

Ma Google, escogitando un sistema come questo di “Newspass“, ha dimostrato ancora di essere lungimirante: da un parte può chiudere il contenzioso con gli editori, mirando a dividere gli introiti con loro, dall’altra punta a diventare per il Web ciò che i-Tunes è per l’i-Pod e l’i-Phone: un vero e proprio portone di accesso ai contenuti.

A questo punto le domande da porsi sono tante. La prima: chi ha detto che gli utenti sono disposti a pagare le notizie sul Web? E la seconda: anche se gli utenti fossero disposti a pagare, non si rischierebbe un monopolio di Google come punto di accesso ai contenuti della Rete?

Augusto D’Amante