Secondo quanto contenuto nel “Rapporto Zoomafia 2010“, realizzato dalla Lav (Lega Antivivisezione), lo sfruttamento illegale degli animali da parte della criminalità organizzata avrebbe fruttato, nel solo 2009, una somma pari a 3 miliardi di euro. Una cifra considerevole che permetterebbe alla mafia di ricavare ingenti profitti da investire in attività illegali. Fra i settori di maggior ricavo troviamo ovviamente l’ippica ed il mondo che gravita attorno alle corse dei cavalli.
“Lo scorso anno – si legge nel rapporto redatto dalla Lav – abbiamo assistito a un calo degli interventi di contrasto contro le corse clandestine di cavalli e le infiltrazioni criminali nel settore dell’ippica, anche se si tratta di campi in cui la criminalità organizzata sembra concentrare sempre più il suo interesse: un settore, quello delle corse, che da solo produce un business stimato in circa 1 miliardo di euro“.
“Sono aumentati, invece, gli interventi e le operazioni di contrasto contro l’importazione illegale di cuccioli dai paesi dell’Est: in 15 mesi, solo in base alle notizie di stampa, sono stati sequestrati 886 cuccioli, centinaia di microchip-trasponditori e libretti sanitari, farmaci, dispositivi medici, e sono state denunciate 41 persone, tra trasportatori, allevatori e commercianti”.
Risulta stabile – sempre in riferimento al rapporto – il business relativo alla gestione dei canili illegali e quello relativo ai randagi, il quale garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti stimati intorno ai 500 milioni di euro l’anno, il tutto grazie anche a convenzioni stipulate con le amministrazioni locali per la gestione dei canili stessi.
Un altro preoccupante fenomeno, emerso dal rapporto della Lav, è quello definito con l’espressione “Cupola del bestiame“. Con questa colorita formula si vogliono indicare tutti quei reati che hanno a che fare con la compravendita dei capi di bestiame: dalle truffe ai danni dell’erario, al traffico illegale di medicinali; dal furto di animali da allevamento, alla falsificazione di documenti sanitari; fino a giungere alla messa in vendita di carni provenienti da animali malati. Un business annuo di almeno 400 milioni di euro.
Di Marcello Accanto