Bossi: Fini delira, con Napolitano ci parlo io

Il senatur della Lega Nord Umberto Bossi ha scelto un’intervista pubblicata sul numero odierno di “Repubblica” come mezzo per rispondere alle parole del Presidente della Camera Gianfranco Fini che ieri, ad un’iniziativa della sua fondazione “FareFuturo”, aveva bollato la Padania come “una felice invenzione propagandistico-lessicale, un neologismo” e, quindi, un’invenzione dei verdi leghisti.
“Fini dice che la Padania non esiste perché ne ha paura” ha esordito il leader del carroccio, accusando l’ex leader di Alleanza Nazionale di delirare, utilizzando le “parole senza senso di chi da noi non prende voti”.

“(La Padania, ndr) è un luogo abitato da un popolo che sa benissimo di appartenere al Nord e alla Padania. – ha continuato Bossi, usando gli storici slogan leghisti per ridipingere i lineamenti della “terra dei polentoni”  – È quel mondo che sta sopra al Po dove una volta Cavour voleva fare il regno del Nord. I padani sono gente che produce, che paga la tasse e che tiene in piedi tutta la baracca. A Fini non piace perché i voti non li dà a lui ma a noi”.
Il motivo dell’attacco del Presidente della Camera, secondo il senatur, deve essere ricercato nel discorso tenuto a Pontida domenica scorsa e, in particolare, nella proposta di decentramento amministrativo che comporterebbe il trasferimento da Roma verso le principali città del nord di alcuni ministeri.

“C’è un po’ di gente incazzata in giro. – spiega – Me ne sono accorto perché a Pontida ho parlato di decentramento che è un’altra idea della Lega che fa paura ai conservatori. […] Perché io voglio realizzare quello che è già stato fatto in Francia e in Germania, voglio spostare i ministeri in città come Milano, Venezia e Torino. Per me è una necessità e un’opportunità. Per molti invece è una rivoluzione: sono i centralisti che stanno acquattati nelle pieghe dello Stato”.

Nessuna preoccupazione, invece, alla vigilia di importanti voti parlamentari sulla manovra economica e sul federalismo, per i moniti del Presidente della Repubblica Napolitano a non dare troppo peso al ddl “bavaglio” sulle intercettazioni.
“Sulle intercettazioni – continua Bossi, rispolverando il “ghe pensi mi” che già fu di Berlusconi – siamo arrivati a un punto tale che la soluzione è una sola: Berlusconi deve dare a noi il compito di portare avanti la legge e allora passa subito. Io posso arrivare ad una soluzione condivisa”.
Nessun commento, invece, sul referendum che oggi mette i 5mila operai, per carità “terroni”, di Pomigliano d’Arco davanti al ricatto di dover scegliere fra diritti e possibilità di avere uno stipendio.
Anche se, come dimostra lo sciopero di venerdì degli operai di Mirafiori, certi ricatti potrebbero presto arrivare anche dalle parti del Po.

Mattia Nesti