Si chiama Internet Addiction Disorder (IAD), ed è una vera e propria malattia che, oltre a far discutere, sta creando il panico tra i genitori. Stiamo parlando di un disturbo del comportamento ossessivo verso il web che sembra spopolare tra i più giovani. In 8 mesi sono state 120 le richieste di aiuto. Questo il bilancio provvisorio dell’ambulatorio del Policlinico Gemelli di Roma nato ad inizio novembre 2009 per aiutare le persone che non riescono a staccarsi dal web, non possono fare a meno di utilizzare il computer e non si accorgono di passare ore e ore nelle chat, nei social network e svolgono anche delle attività virtuali. Per questi dipendenti dal web la vera vita diventa quella passata davanti al pc e proprio per aiutare a liberarsi dalla dipendenza dalla rete è nato l’ambulatorio che si prende cura dei propri pazienti.
Lo psichiatra Federico Tonioni, coordinatore dell’ambulatorio al Gemelli, ha delineate due tipologie di pazienti. Il primo gruppo è formato da uomini che hanno un età compresa tra i 25 e i 40 anni circa, molto spesso consapevoli del loro problema ma non riescono ad uscirne. Sono soprattutto attratti dal gioco d’azzardo, i giochi di ruolo e il sesso online e ne diventano dipendenti. La seconda tipologia è rappresentata dai ragazzi dai 13 ai 20 anni, che si recano in ambulatorio spontaneamente o accompagnati dai genitori preoccupati.I sintomi più frequenti della dipendenza sono quelli di una dissociazione prolungata dalla realtà, accompagnata da una diminuzione del rendimento scolastico e della vita di relazione reale proprio perché si identificano in una realtà creata sul web completamente distorta.
“Si tratta di un’esperienza che, in forma fisiologica possiamo provare tutti: se ci mettiamo a navigare in Rete, dopo un po’ è come sognare ad occhi aperti, come se fossimo scollegati” ha commentato Federico Tonioli.
I genitori però non devono allarmarsi se i propri figli passano del tempo navigando su internet, perché si sa sono figli dell’era digitale. Ma bisogna iniziare a preoccuparsi se nel loro comportamento si sviluppa un pensiero paranoide. Il personale del centro fa notare come il numero delle donne che si sono presentate sia molto basso. Questo non perchè le donne non usano il pc, ma solo perché non chiedono mai aiuto e credono di poter risolvere da sole il problema.
Daniela Ciranni