Arriva l’estate e con essa le nuove mode. Potremmo iniziare così l’articolo, magari sperando di ricevere un po’ meno attenzione di quella data ai vignettisti del quotidiano danese Jyllands-Posten che nel 2005 pubblicando delle illustrazioni su Maometto attirarono su di loro le critiche di gran parte del mondo islamico.
Dopo la fatwa proveniente dall’Iran dove l’ayatollah Naser Makarem Shirazi ha dichiarato che i cani “sono essere immondi”, condannando la nuova moda di tenere con sé questi animali in quanto una mera imitazione dei costumi occidentali dove si “amano i propri cani più delle mogli e dei bambini”, giunge dalla Somalia un’altra notizia che definiremmo semplicemente curiosa se non fosse l’ennesima espressione di restrizione delle libertà individuali.
«Farsi crescere la barba è un dovere morale». Con queste parole Moalim Hashi Mohamed Farah, un esponente di Hizbul Islam (Partito islamico, ndr), ha giustificato il nuovo ordine imposto dalle milizie ribelli delle Corti islamiche che imperversano ormai tempo in Somalia e nello specifico nella capitale Mogadiscio, aggiungendo anche che «chiunque non rispetterà questa regola ne subirà le conseguenze».
Sono passati quasi quattro anni dal momento in cui le Corti islamiche, da tanti ritenute come il più solido avamposto di Al Qaeda nel corno d’Africa, entrarono nel territorio somalo scacciando dalla capitale i Signori della guerra con il sostegno della popolazione civile.
Era l’estate del 2006 e l’ennesimo conflitto stava per insanguinare la recente storia del Paese, con l’intervento dell’esercito etiope (seguito, poi, dall’invio di contingenti provenienti dall’Uganda, dal Burundi e dall’Unione Africana) in soccorso di quel Governo provvisorio somalo che soltanto due anni prima era nato per sancire una sorta di armistizio tra i clan che si contendevano il dominio del territorio sin dai primi anni novanta.
Sotto il controllo delle Corti islamiche, la vita nel sud della Somalia per certi aspetti divenne più stabile: scesero i prezzi dei beni di prima necessità e riaprirono porti e aeroporti. Nello stesso tempo la popolazione somala, tradizionalmente abituata a professare un Islam moderato, dovette iniziare a fare i conti con le manifestazioni più integraliste della dottrina islamica che portò a numerose restrizioni delle libertà.
Come ultima, appunto, l’obbligo per tutti gli uomini di farsi crescere la barba come segno di rispetto nei confronti degli insegnamenti del profeta Maometto.
Simone Olivelli