
Il premier britannico David Cameron l’aveva preannunciato: per colpa della Crisi ad aspettare gli inglesi ci sono “anni di sacrifici” e “tagli dolorosi”. Una previsione onesta, ma che in realtà assomiglia più un mostro a due teste, a metà tra la promessa e la minaccia. Ora il governo inglese capitanato da Cameron tiene fede a quanto paventato, e rende note le modalità attraverso le quali vuole risistemare il bilancio pubblico, attualmente in forte deficit (circa il 10,1% del Pil). E, come direbbe qualcuno, sono “dolori de panza”.
Il programma quinquennale proposto dal Cancelliere dello Scacchiere britannico George Osborne è più che altro una scure, tesa a ridurre ai minimi termini la spesa pubblica e aumentare la pressione fiscale. Primo colpo di scure: rialzo dell’Iva dal 17,5 al 20%. Secondo colpo di scure: un aumento della tassa sul capital gain (al 28%) e di un balzello sulle banche (quest’ultima, forse, destinata a rimanere la sua manvora più popolare). L’accetta infine cadrà su tutti i ministeri, con una riduzione media complessiva dei bilanci del 25 per cento.
Per chi dovesse uscire vivo da questa strage ci sarà se non altro la possibilità di ubriacarsi a botte di sidro, grazie ad una riduzione delle imposte sulla bevanda che è una delle poche notizie positive di questa manovra. Inoltre – guardando sempre agli aspetti positivi – è previsto un taglio del 4% (un punto all’anno) dell’imposta sulle imprese, che scenderà dal 28 al 24% per tutti eccetto che per le Pmi, destinate a un’ulteriore riduzione: per loro l’aliquota si fermerà al 20 per cento. Quest’operazione dovrebbe favorire lo sviluppo di piccole e medie imprese. Infine – ultima traccia residuale di welfare state – è previsto l’innalzamento della fascia di esenzione Irpef a quota 7.400 sterline (9000 euro) che cancella dall’elenco dei contribuenti circa 800mila persone con redditi minimi.
L’agenzia di rating Fitch applaude alla manovra di Cameron e soci; gli inglesi invece – c’è da scommetterci – mostreranno un pò meno entusiasmo: i consistenti tagli alla spesa pubblica riportano alla mente di molti il neoliberismo selvaggio dell’amata/odiata Margareth Tatcher e l’idea al popolo non piace. Va apprezzata però l’onestà con cui il governo inglese (sulla scia di quello spagnolo e quello tedesco) ha deciso di affrontare la Crisi, puntando ad azzerare l’attuale deficit entro il 2015 anche a costo di manovre impopolari. Il signor Osborne, intanto tenta di risollevare gli animi prospettando per il regno di sua Maestà un “futuro radioso”. Ce lo auguriamo tutti: ma il presente, per il momento, sembra buio come la pece.
Roberto Del Bove