
L’onorevole nonché difensore di Berlusconi Niccolò Ghedini aveva già avanzato la richiesta di rinvio dell’udienza, poiché il premier sarebbe stato impedito dal G20 in Canada, e commenta la decisione dei giudici sostenendo che questa “appare al di fuori dai principi della Consulta sulla leale collaborazione”. E prosegue aggiungendo: “Indipendentemente dal non condividere l’ordinanza, il giudice si è dimenticato di valutare l’impedimento odierno, che era pacificamente legittimo, e che la difesa aveva offerto una data ravvicinata “ sottolineando inoltre che oggi all’udienza del giudice era stato proposto “di articolare un adeguato calendario dopo la sospensione dei termini feriali. Da parte nostra quindi c’era la massima disponibilità a fare il processo”.
Il legittimo impedimento, vale la pena ricordarlo, ha ottenuto il via libera al Senato dopo due voti di fiducia il 10 marzo scorso, e costituisce una sorta di “scudo” che permette al presidente del Consiglio e ai ministri di sottrarsi alle convocazioni in sede giudiziaria, privilegiando impegni governativi “autocertificati”. La legge si fonda sul principio secondo cui, il presidente del Consiglio, convocato in udienza perché imputato, in caso di “concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti” è legittimamente impedito a non essere presente in aula. Lo stesso dicasi per i ministri, i presidenti delle Camere e il presidente della Repubblica. Naturalmente, la norma si propone di “garantire il sereno svolgimento delle funzioni” di governo.
Poteva non approfittarne, proprio per garantirsi il sereno svolgimento delle funzioni, il neo ministro “low cost, molto low cost” del Federalismo Aldo Brancher? Nominato appena venerdì scorso, questa mattina i suoi legali hanno prontamente avanzato il legittimo impedimento in uno stralcio del processo di Milano sul tentativo di scalata ad Antonveneta da parte di Bpi.
Alessandra Maiorano