
Rosso e giallo più / rosa nero e blu. Un po’ come i Cavalieri dell’Apocalisse ma senza colori troppo estrosi di mezzo: sono i Power Rangers, protagonisti dell’omonima serie televisiva mandata in onda su Italia 1 a partire dal 24 febbraio del 1994 (tale fu il successo che i vertici Mediaset decisero poi di spostarli su Canale 5). Fu effettivamente il primo fenomeno proveniente da fuori i confini nazionali a fare scalpore dopo essere stato preannunciato come una serie destinata a far epoca (fu tanta l’attesa legata ai Power Rangers che ben prima dell’uscita del merchandising ufficiale, si potevano trovare in diversi negozi di giocattoli le imitazioni della peggio specie, destinate a perdere gli arti dopo pochi minuti di gioco – il che fa poco Power Rangers).
Ed effettivamente, a 16 anni di distanza, non possiamo che trovarci d’accordo con le previsioni: gli scontri tra robot (Megazord vs cattivo di turno – che solitamente ha un nome tra il puerile e l’improbonibile) in città ricostruite – raffazzonatamente – con la carta pesta sono entrati effettivamente nel nostro immaginario legato ai ’90. Così come le trasformazioni (i Power Rangers sono stati il primo prodotto culturale ad inserire questo elemento su vasta scala) e così come la sigla, che vi riproniamo grazie all’immenso archivio di Youtube (clicca qui per vedere il video della prima sigla, il cui incorporamento è stato disabilitato): anche in questo caso, come nel caso della sigla di ‘Buona Domenica’, riecheggiano elementi della retorica berlusconiana (“San che la verità, vuol dire libertà”). Che, in realtà, si tratti solamente di retorica anni ’90?