Al giorno d’oggi, in Italia basta collegarsi a Youtube e guardare video di tutti i tipi. Si passa da video musicali a spezzoni di programmi televisivi ma anche a scherzi amatoriali e quant’altro. Ormai sul web è possibile reperire di tutto. Notizie di attualità, informazioni meteo, proprio di tutto.
Ma non tutti i paesi sono d’accordo a ciò che si trova nel web e sono molti i governi che bloccano i siti internet.
Soltanto un anno fa la polemica era scoppiata in Cina che aveva bloccato l’accesso a Google e leggi sempre più severe furono approvate ad intervalli regolari per coloro che disobbedivano agli ordini del governo.
A maggio anche in Pakistan è intervenuto il governo ordinando l’oscuramento per 12 giorni di Facebook perché circolavano nel social network alcune caricature di Maometto giudicate blasfeme.
Oggi, invece, un tribunale pachistano ha ordinato alle autorità di bloccare l’accesso a nove siti web tra cui Google, Yahoo, YouTube e Facebook perché recano offesa ai musulmani con il loro materiale blasfemo e offensivo nei confronti della morale islamica. “Abbiamo ricevuto l’ordine dal Ministero delle Tecnologie dell’Informazione di sorvegliare alcuni siti, cosa che stiamo facendo” ha detto un portavoce dell’Authority per le Telecomunicazioni Pachistana (Pta). In particolare si parla di “materiale che va contro i principi fondamentali dell’Islam” e che la religione non può ignorare e i provvedimenti devono essere immediati. Come il mese scorso, lo stop è stato stabilito da una sentenza emessa dall’Alta Corte di Lahore, sollecitata a pronunciarsi in seguito a una petizione presentata dal Movimento degli avvocati islamici.
Daniela Ciranni