Mondiali 2010, su Lippi e sull’autocritica

E’ storico, tutto sommato. L’Italia campione del mondo in carica, quinta compagine nazionale nel ranking Fifa, è stata fatta fuori dal Mondiale al primo turno, come non accadeva da decenni. Ultima nel proprio gruppo, con due punti: tre in meno del Paraguay (trentunesimo nel medesimo ranking), due in meno della Slovacchia (trentaquattresima) e financo uno in meno della Nuova Zelanda (settantottesima. D’altra parte la nazione è nota per meriti sportivi, ma legati ad un altro sport in cui la palla non è rotonda).

Aldilà dell’analisi della nuda classifica, anche scendendo nel dettaglio statistico non si riesce ad essere meno impietosi: quattro gol fatti, cinque subiti. E se l’attacco è stato indubbiamente abulico (due gol da fermo e due – inutili – contro la Slovacchia, in un momento di forcing disperato e compulsivo), la difesa è stata quantomeno imbarazzante: ogni singola rete subita dall’undici di Lippi è imputabile ad un singolo. Quasi sempre Cannavaro, a pensarci bene: il difensore prossimo allo sbarco in Arabia Saudita ha dimostrato al mondo di non essere più il muro di Germania 2006 (ma nemmeno un muretto – di quelli che catalizzano le compagnie di ggiovani – o una più umile staccionata). Ex pallone d’oro, ma non solo: il centrale cardine della sesta peggiore difesa d’Italia ha dato prova di essere ad un passo dal poter essere considerato anche un ex calciatore. Emblematica, e ricordarlo è un po’ come sparare sulla croce rossa, la dormita sulla rimessa laterale della Slovacchia che ha poi portato alla rete del 3-1 realizzato da Kopunek: un errore da Prima Categoria, senza voler minimaente offendere chi calca i campetti di provincia.

L’Italia in generale è apparsa durante tutta la competizione (eccezion fatta per gli sprazzi di buona volontà contro il Paraguay) come una compagine poco adatta al Mondiale: magari non proprio da Prima Categoria, ma sicuramente ancor meno da competizione iridata. E se in difesa ci si potrebbe appigliare alla scusa che manca un ricambio generazionale (ma magari lanciare il giovane Bonucci non sarebbe stata un’idea così balzana, considerando che 28 anni fa fu un imberbe Bergomi uno dei protagonisti del trionfo Mundial), lo stesso non si può dire dell’attacco: agli ‘Azzurri’ è mancato sempre l’ultimo passaggio e, in questo senso, la convocazione di Cassano (o di Balotelli, perché no?) sarebbe stata più che sensata. Sarebbe stato logico anche far giocare qualche minuto in più a Quagliarella, apparso particolarmente in palla, ma parlare a posteriori è estremamente facile (e altrettanto inutile).

E’ facile (tamquam inutile) anche sconfessarsi, a posteriori, quando il danno è ormai fatto: “Mi prendo tutte le responsabilità, nessuna esclusa. Perché se ci si presenta col terrore nelle gambe e nel cuore ad un appuntamento così importante, significa che l’allenatore non l’ha preparata nel modo giusto: tattico, psicologico e tecnico. Mi dispiace moltissimo per tutti gli sportivi italiani e per la federazione. Ero convinto che potesse fare bene, ma non l’ho preparata al meglio. Mi dispiace da morire terminare in questa maniera. Me ne assumo completamente le responsabilità, delle scelte e di come ho preparato le sfide”, ha dichiarato Lippi nella conferenza stampa al termine del match contro la Slovacchia. Sfoderando tutta la propria capacità autocritica e un’insolita umiltà, Marcello Lippi ha voluto così congedarsi dagli italiani, cercando di ostentare il proprio lato umano.

Gli italiani dimenticano tutto, ma non in ambito calcistico: e così come ci ricorderemo delle gioie di Germania ’06, non ci scorderemo certo questa bruciante eliminazione né ci scorderemo tutta la diatriba precedente sulla necessità (o inutilità) di inserire Antonio Cassano nella lista dei 23. L’unica cosa certa – a posteriori, è ancor più certo – è che non sfruttare un talento del suo livello a ventott’anni (l’apice atletico nella carriera di un attaccante) grida vendetta. E’ l’urlo dell’Italia intera, in the end: durante il prossimo Mondiale il Campione di Bari Vecchia avrà superato i trenta e, così, in questo modo stupido, ci saremo bruciati la possibilità di sfruttare in un contesto internazionale uno dei più grandi talenti del calcio italiano negli ultimi deici anni.

Grazie Lippi, per non aver asoltato la vox dei che voleva Cassano in Nazionale e – soprattutto – per la tua ‘nobile’ capacità di autocrtica: adesso stiamo tutti molto meglio.

R.D.V.