Alfa Romeo, quando il mito… è fatto della materia di cui sono fatti i sogni

L’Italia e i suoi abitanti. Un rapporto decisamente passionale, fatto molto spesso di critiche e prese e di coscienza, la Nazionale Italiana di calcio in questi giorni ne è un esempio. Perché gli Italiani hanno sempre speso grandi sacrifici per il proprio Paese, secondo una mentalità tipica di casa nostra, ma non hanno mai accettato di esserne traditi. Ci sono casi però in cui la fatica dell’uomo qualunque è stata ampiamente ripagata con la storia e la creazione di un mito. Alfa Romeo è uno di questi casi. Ed è importante, in tempi così duri, ricordare il cammino di un successo che non conosce confini.

Un successo iniziato 100 anni fa. Il 24 giugno del 1910. Quando una cordata di imprenditori rileva la Darracq, Società automobilistica italiana, gettando, alla periferia di Milano, le basi di un sogno. Un’azienda che doveva essere come tante altre a giudicare dal nome, basti pensare che l’acronimo A.L.F.A. sta per Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, ma che così non è stata. E questo grazie all’impegno e al duro lavoro di tutti, dall’ingegnere al più umile operaio. E quando 5 anni dopo la nascita Nicola Romeo ne rileva la proprietà il cerchio è chiuso. E’ Alfa Romeo. Tante le vittorie e le tappe importanti. Nel 1925 la “P2 Gran Premio” vince il primo Campionato del Mondo Automobilistico della storia e da lì la strada è in discesa. Undici trionfi nella Mille Miglia, quattro nella 24 ore di Le Mans. A seguire i Campionati del Mondo di Formula 1 negli anni ’50. Sul podio del vincitore tanti piccoli grandi uomini che hanno sacrificato giorni, notti, vite al raggiungimento dell’obbiettivo fondamentale: l’eccellenza. Vittorio Jano, Antonio Ascari, Gastone Brilli Peri, Giuseppe Campari, Enzo Ferrari, Tazio Nuvolari, Achille Varzi, Manuel Fangio.

Ma i meriti non si limitano all’ambito sportivo. E’ grazie ad auto come la Giulietta del 1954, o la Giulia del 192, o ancora l’Alfetta degli anni ’70, se l’Italia, messa in ginocchio da crisi economiche e sociali, è riuscita a rialzarsi. Gioielli che hanno ridato all’economia uno slancio insperato. Negli anni’90 l’ultima svolta. L’acquisizione da parte della Fiat e la produzione di nuovi modelli vincenti da ogni punto di vista. Nella linea, nelle prestazioni, nei consumi e, non ultimo, nel mantenimento di un nome e di un prestigio. Alfa 155, 145, 133, 156, 166 solo per citarne alcuni.

Questa è in breve la storia di un mito. Un cammino trionfale che ha il suo segreto vincente nell’essere proseguito senza lasciarsi condizionare dai tempi e dai cambiamenti, ma anzi dettandoli e scandendoli. E che ora è celebrato anche da un monumento. Un “disco volante” creato dal Centro Stile del brand in collaborazione con l’artista Agostino Bonalumi ed istallato davanti alla porta Sud della Fiera di Milano. L’opera si ispira alla Alfa 1900 del 1952, detta appunto il disco volante, ed al suo interno contiene una pergamena con i nomi di tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione. Una meraviglia che rende indelebile il mito Alfa Romeo. Non che servisse una scultura in realtà. Il mito si è scritto da solo lungo 100 anni di storia. E cancellarlo sarebbe impossibile oltre che assurdo.

Katiuscia Provenzani