Gli USA e il pulsante che “spegne” Internet

E se dopo la “morte” della televisione digitale, a “morire” fosse Internet? Sembra la trama di un nuovo romanzo di fantascienza, o anche fantasy, visto l’importanza di Internet nella nostra società, che non a caso è stata ribattezzata “società digitale”. E invece è la proposta di un senatore democratico degli Stati Uniti, Joe Lieberman, che ha preso spunto da quello che succede a Pechino, evidentemente: “La Cina può disconnettere parti di Internet in tempo di guerra. Abbiamo bisogno di poter fare lo stesso”. Si tratta dello “Internet Kill Switch“, un vero e proprio “interruttore ammazza Internet”. In nome della sicurezza nazionale, sia chiaro.

Ebbene, la Commissione per la Sicurezza nazionale e per gli Affari governativi del Senato USA, ha approvato un provvedimento sulla protezione del cyberspazio come risorsa nazionale che fa parte di quel clima di ossessione da “sicurezza in Internet” che si respira da un po’ a Washington. In sostanza, stando al testo della legge, il presidente degli Stati Uniti potrà adottare, al fine di proteggere la Rete e le strutture ad essa collegata da vari attacchi terroristici, una serie di procedure di emergenza “a breve termine“. Tra queste procedure c’è anche un “innocuo” interruttore: premendolo, Obama, o chi per lui o chi dopo di lui, potrebbe “spegnere” Internet. E il tutto per una durata massima di 120 giorni, altrimenti non si chiamerebbero “procedure di emergenza di breve termine”.

A dover sottostare al provvedimento e alla nuova agenzia creata per l’occasione (il National Center for Cybersecurity and Communications) saranno i fornitori di connettività, i motori di ricerca, ma anche case produttrici di software e hardware. Anche se la definizione di “infrastruttura informativa“, che nel testo della legge ingloba tutti questi soggetti, è piuttosto vaga e non permette una migliore identificazione degli interessati.

Potevano non levarsi le proteste a questo provvedimento? Certo che no. Iniziando dalla “American Civil Liberties Union” e dal “Center for Democracy & Technologies“, che hanno inviato una lettera al Senato, invitandolo a specificare meglio la definizione di “infrastruttura informativa” e ammonendo che, “la legislazione sulla cybersicurezza non deve erodere i nostri diritti” e, quindi, che “le misure d’emergenza prese non devono, senza fondati motivi, interrompere le comunicazioni Internet”.

Augusto D’Amante