Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in visita ufficiale a San Paolo, dove oggi vedrà il primo ministro brasiliano Lula, ha aperto la sua performance di fronte alla platea degli industriali italo brasiliani presso l’Edificio Italia estraendo dal cilindro uno dei suoi pezzi forti: la barzelletta a luci rosse.
“Ormai soffro di mancanza di memoria. – ha esordito nel suo discorso, dopo essersi vantato di essere “l’unico italiano che scrive samba in dialetto napoletano” – Pensate che questa mattina sono corso dietro alla cameriera in albergo perché volevo farmi una ‘ciulatina’ e lei mi ha detto ‘Ma presidente, se l’abbiamo fatto un’ora fa…’ Vedete che scherzi che fa l’età?”.
La sua fama internazionale, d’altronde, già lo aveva preceduto, tanto da indurre alcune inviate di “Cqc”, la versione brasiliana della “Iene”, ad accoglierlo indossando solo un mini costume leopardato e gridando “Presidente, abbiamo un regalo per te”.
Archiviata la sex-satira, il premier è tornato a parlare di economia e della manovra economica che, scherzi a parte, non è affatto in discussione.
Ieri, infatti, le agenzie avevano battuto una dichiarazione di Berlusconi in cui si poteva leggere che, in seguito alla sollevazione di tutte le Regioni, compresa la Lombardia di un agguerritissimo Roberto Formigoni, “sì, rivedremo la manovra”.
Parole che, per il portavoce del premier Paolo Bonaiuti, erano state malinterpretate, dato che Berlusconi si era limitato a impegnarsi a “rivedere le regioni”.
“La manovra è delineata e non si tocca: è quella e basta” ha detto oggi il premier, chiudendo la porta a qualsiasi ripensamento.
Nel corso del suo intervente il premier è poi tornato a sparare a zero contro le istituzioni della Repubblica, ripetendo che “tutto il potere è nelle mani del Capo dello Stato, del Parlamento, della Corte Costituzionale e… nelle mani di certi giudici […] Se ai magistrati, specie quelli di Magistratura democratica, non piace una legge la impugnano davanti alla Corte costituzionale che, composta da 11 giudici di sinistra, le abroga. E il potere di quei giudici é una vera e propria metastasi del nostro attuale sistema“.
Ed è per combattere questa “metastasi” che Berlusconi si è detto costretto a “resistere per altri tre anni”. Nonostante “l’invidia” per “chi può andare in pensione a godersi i frutti del proprio lavoro”.
Sì, proprio quelli che, grazie alla manovra “lacrime e sangue” che non si tocca, dovranno andare in pensione più tardi percependo mensilità da fame che rendono quasi impossibile la sopravvivenza. L’invidia…gran brutta bestia.
Mattia Nesti