Brancher non si dimette, pronta sfiducia delle opposizioni

Il prossimo 5 luglio il neo ministro all’Attuazione del Federalismo Aldo Brancher ufficializzerà la rinuncia al legittimo impedimento, inizialmente invocato dai suoi legali al fine di rimandare l’udienza del processo per la scalata a BancaAntonveneta già fissato per lo scorso 26 giugno, ma ha confermato, ancora oggi, di non avere alcuna intenzione di dimettersi.
Ribadisco il mio parere assolutamente fermo contro la richiesta di dimissioni. Evidentemente – ha detto, annunciando di voler preparare l’udienza del processo – se devo fare questa cosa devo prepararmi, devo lavorare per affrontarla e questo mi impedisce di fare dell’altro. Adesso vedrò come organizzarmi”.

Rimangono sul piede di guerra, però, le opposizioni parlamentari, pronte a dare battaglia anche attraverso la presentazione di una mozione di sfiducia contro una nomina che appare ogni giorno di più come una presa in giro alle istituzioni, non essendo ancora state pubblicate, sulla Gazzetta Ufficiale, le deleghe di Brancher.
“Brancher dice che era meglio occuparsi della Nazionale? A questo punto si deve dimettere, anche lui e’ finito nel pallone – ha spiegato Rosy Bindi, presidente del Partito Democratico – se Brancher non si dimette il Pd dovrebbe presentare subito una mozione di sfiducia individuale. Voglio vedere se Fini e la Lega dimostreranno di avere la schiena dritta quando bisognera’ votare“.
Non è più tollerabile – ha concluso – la presenza “di un ministero ad personam inutile che va cancellato”.

Una mozione di sfiducia, d’altronde, è già stata redatta dall’Italia dei Valori, e Antonio Di Pietro chiederà oggi ai parlamentari democratici di sottoscriverla per raggiungere la soglia minima di firme necessaria a porla in votazione, mentre il segretario Pierluigi Bersani sarà impegnato a contrattare con Pierferdinando Casini un testo unitario che possa essere firmato da tutte le opposizioni parlamentari.
E, mentre Roberto Calderoli tenta di spiegare che “sulla sua nomina erano d’accordo sia Berlusconi sia Bossi”, le sensazioni emerse dal raduno di Pontida e dai commenti di fuoco pubblicati sui blog del carroccio dai militanti leghisti non lasciano presagire niente di buono per il PdL e per Brancher che, senza nemmeno troppa sorpresa, potrebbe trovarsi a dover fare i conti con padani “franchi tiratori”.