Rinnovabili: investiti 162 mld nel 2009

Nel corso del 2009 gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile hanno toccato quota 162 miliardi di dollari nel mondo. A rilevarlo è il Rapporto 2010 dell’Osservatorio internazionale sull’industria e la finanza delle rinnovabili (Oir). In ritardo appare invece il nostro paese che preferisce investire nelle tecnologie tradizionali piuttosto che su nuovi fonti energetiche.

Il mercato mondiale delle rinnovabili, sottolinea il rapporto, vede ai primi posti i grandi gruppi tedeschi, americani e giapponesi. Tuttavia, negli ultimi anni, si è fatta più accesa la competizione con una forte crescita di paesi come Cina e India, contesti in cui i prezzi sono più bassi e la qualità è in costante miglioramento. In questo quadro di sviluppo costante, l’industria italiana si trova in posizione di svantaggio. Sono molto sviluppate le  tecnologie tradizionali, ma sono riscontrabili “pesanti ritardi in settori più innovativi quali fotovoltaico ed eolico, dove è poco presente nelle principali componenti di valore aggiunto”. Il nostro sistema, conclude il rapporto, ”sta cercando di colmare il gap con i principali competitor con investimenti in ricerca e sviluppo”.

Il Rapporto, in riferimento alle difficoltà italiane, cita la scarsità della magliatura di rete nelle regioni meridionali, una mancanza che sta causando ”notevoli problematiche che si concretizzano in un crescente numero di disconnessioni e in differenze nel prezzo dell’elettricità molto consistenti tra le diverse aree del Paese”. Sempre nel nostro paese, sottolinea l’Oir, il finanziamento sui progetti rinnovabili incontra notevoli difficoltà burocratiche che complicano l’avvio di tali attività.

”In conclusione – dichiara Andrea Gilardoni – direttore dell’Osservatorio – la dinamica competitiva sempre più spinta del mercato mondiale delle rinnovabili rende necessario per il Sistema Italia l’implementazione di politiche di promozione e valorizzazione dell’industria italiana all’estero. Non si tratta di un ritorno al protezionismo, ma di misure organiche atte a valorizzare pienamente la qualità delle produzioni e a rimuovere barriere e pratiche scorrette che troppo spesso sono presenti nel commercio internazionale”. Sono inoltre ”necessari numerosi investimenti sulla rete, specie nelle regioni del Sud d’Italia” ed ”è importante rendere il quadro legislativo e regolamentare il più chiaro e stabile possibile”.

Di Marcello Accanto