Ventiquattro ore dopo aver ascoltato la sentenza emessa dai giudici della Corte di Appello di Palermo, che hanno condannato Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa fino al 1992, riducendo la pena da nove a sette anni, anche il comico genovese Beppe Grillo, storicamente impegnato nella sua campagna per un “Parlamento pulito” è intervenuto sulla vicenda attraverso le pagine del suo blog.
“Dell’Utri è stato condannato a 7 anni in appello, – spiega Grillo – è da tempo senatore per non finire in galera (nominato dallo psiconano e non eletto dai cittadini). Il prossimo grado di giudizio (la Cassazione) non deciderà nel merito, ma solo nella forma. Quindi, nel merito, Dell’Utri è colpevole secondo la Giustizia italiana. Se Dell’Utri rimane in libertà e percepisce lo stipendio e i benefit da parlamentare e il popolo italiano non fa una piega, allora ha ragione Marcello, fondatore, allenatore e suggeritore di Forza Italia, a definire eroe il pluriomicida Mangano. E ha ragione anche Berlusconi a definirci coglioni, e Minchiolini a fare telegiornali sull’assoluzione di Dell’Utri“.
Fin dal 1996, infatti, il braccio destro di Silvio Berlusconi, prima con Forza Italia e oggi con il Popolo delle Libertà, è sempre stato eletto deputato o senatore; tanto che lui stesso, in un’intervista rilasciata ieri a “La Stampa”, ha ammesso di essere voluto entrare in Parlamento, spinto da Berlusconi, per “legittima difesa” contro una “persecuzione giudiziaria”.
Dell’Utri ha anche spiegato di ritenersi innocente fino al giudizio della Cassazione che, come ricordato anche da Grillo, non entra però nel merito della sentenza di appello che ha definitivamente accertato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa; per di più, trovandosi sotto processo per un reato di tale gravità, sarebbe quantomeno doverosa un’autosospensione da tutti gli incarici pubblici.
A meno che, in questo nostro strano Paese, non si pensi che sia possibile mettere a guardia di una banca qualche imputato in un processo per furto.
“Qual è il grado di sopportazione di questo Paese? – continua Grillo, scagliandosi contro la Federazione della Stampa, che ha lanciato per oggi una giornata di mobilitazione contro il bavaglio – C’è un Paese? Qualcuno è rimasto in casa? Un Paese in cui i giornali parlano di legge bavaglio da mesi quando si sono imbavagliati da soli da anni con interviste in ginocchio al “bibliofilo” Dell’Utri, all'”onorevole” Dell’Utri”.
E, non a caso, ad aprire il post è il video del direttore di Studio Aperto Giovanni Toti, protagonista con il suo editoriale, a dire il vero insieme a molti altri colleghi, di una delle pagine più basse del giornalismo nostrano.