Fini si scontra con Bondi che dice: è un inutile provocatore

Mentre diverse migliaia di persone si radunavano in Piazza Navona a Roma per dar vita alla manifestazione nazionale, indetta dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, contro il “bavaglio” legato al disegno di legge sulle intercettazioni voluto dal Governo, alla presentazione della nuova “Rivista di politica” diretta da Alessandro Campi, tutt’ora direttore della Fondazione finiana “FareFuturo”, sono volati gli stracci fra il Presidente della Camera Gianfranco Fini e il ministro ai Beni e alle Attività Culturali Sandro Bondi, esponente di primo piano dell’area berlusconiana ex Forza Italia confluita nel Popolo delle Libertà.

“Ci vogliamo fermare a riflettere sul ddl intercettazioni? Mi spieghi che senso ha il divieto di mettere una cimice nella macchina della moglie di un mafioso?” ha domandato retoricamente Fini a Bondi e alla platea aprendo il suo intervento.
“Non voglio – ha continuato, toccando il tema caldo della vicenda Brancher e il caso Cosentino, legato alle elezioni regionali di marzo – che nel mio partito e nel governo ci sia nemmeno il sospetto che c’è qualcuno che si vuol far nominare ministro perché non vuole andare in Tribunale. […] Dimmi il nome (a Bondi, ndr) di una democrazia del mondo in cui rimane segretario regionale di partito e sottosegretario un signore (Cosentino, ndr) nei confronti del quale la magistratura ha emesso un mandato di cattura”.
“Il problema è l’opportunita’ politica – ha poi spiegato, ribattendo a Bondi che lo accusava di dar peso a “cose di poco conto” – qualche volta fare un passo indietro non vuol dire avere qualcosa da nascondere, ma andare a testa alta. Mi hanno insegnato che quando c’e’ un’accusa infamante, ci si difende e siccome non ho niente da nascondere mi privo di una posizione di potere”.

Parole che per il ministro berlusconiano, però, suonano solo come l’ennesimo tentativo di spaccare il partito e di mettere in discussione l’azione del Governo e la legittimità del Presidente del Consiglio.
“Evocare e sottolineare con insistenza la questione delle eresie e dell’abiura credo sia sbagliato. – ha replicato, alzando i toni dello scontro politico e verbale – Nel Pdl non credo sia necessario sottolineare questo tipo di problemi. Nel partito dobbiamo fare uno sforzo per discutere liberamente, ma non si deve arrivare al distinguo sistematico, alle inutili provocazioni nei confronti del governo, di Berlusconi e del partito“.

Mattia Nesti