Fantasia che prende vita e si tramuta in arte: è così che Lino Faraoni trasforma quelle che sono semplici radici di alberi in vere e proprie sculture passando da polpi a cinghiali, dagli elfi ai combattivi pellerossa per giungere poi a veri e propri animali immaginari come ad esempio il “dinogallo“, minaccioso dinosauro che ha come testa quella di un gallo fino a “L’Ascesa“, stupenda e magnifica immagine di tre uomini che si sostengono vicendevolmente in modo da innalzarsi verso l’alto.
A raccontare la storia di questo originale ed innovativo artista è il periodico bimestrale “Il Forestale“: l’uomo marchigiano per nascita , di Secchiano di Cagli a Pesaro Urbino è un maresciallo in pensione appartenente al corpo forestale; diventato artista da autodidatta, Lino ha iniziato a coltivare questa passione nel corso degli anni di servizio a Sabaudia. Un hobby che, mentre seguiva le lezioni alla Scuola del Corpo Forestale si è tramutato da semplice passatempo a vera e propria passione ed arte, coadiuvata da tanto talento e bravura; ha così deciso di esporre in diverse città d’Italia le sue opere vincendo in questo modo anche numerosi premi. La casa di Faraoni, situata vicino alla sede del Parco nazionale del Circeo, rappresenta una vera e propria fucina di lavoro da cui escono opere finite ed ancora in fase di elaborazione.
Faraoni, seppure 75enne, continua ugualmente ad andare per i boschi assieme al figlio Marco che fa parte della Forestale anche lui o anche in compagnia dell’assistente Ulli; a casa invece, a ricevere i numerosi visitatori, c’è la scultura di un cane che abbaia verso la luna creato con la radice dell’eucalipto, legno questo durissimo come ha spiegato Lino a “Il Forestale” e che per essere lavorato gli ha causato la perdita di due catene di motosega e ben quattro scalpelli. L’artista ha spiegato di amare la propria solitudine e di preferire la lavorazione e la creazione delle sue opere all’andare al bar a giocare a carte, cercando così di dar voce all’essenza delle radici interpretandole, ma senza forzarle.
Splendida solitudine questa che viene interrotta unicamente per mostrare e trasmettere alle persone la propria arte: Lino Faraoni ha inoltre raccontato di aver insegnato a dei ragazzi della parrocchia per due anni, due volte a settimana, e di come alla fine ne sia venuta fuori una mostra molto bella il cui ricavato è stato devoluto in beneficienza. La cosa che però ha colpito l’artista è stato che molti di questi ragazzi scolpiscono ancora e che qualcuno di loro ha addirittura superato il maestro; tutto sta, secondo Lino, nell’interpretare la radice e seguire quelli che sono i suoi moti e i suoi suggerimenti.
Rossella Lalli