Malta, 2 luglio. Giorgio Napolitano si dice deluso del risultato avuto dalle sue recenti esortazioni rivolte alle varie istituzioni riguardo la manovra economica. Il presidente della Repubblica aveva infatti chiesto che ci si concentrasse meglio sull’esame e l’elaborazione della finanziaria, ma evidentemente senza il successo sperato. Sono cadute a vuoto le parole del Presidente, che ora con rammarico non può che constatare, e riconsiderare ”Anche senza essere monsignor De Lapalisse, è evidente che quel consiglio non è stato ascoltato”.
De Lapalisse che, come ricordiamo, è il militare del Rinascimento francese che viene spesso richiamato in causa nell’espressione “realtà lapalissiana”, ad indicare qualcosa di troppo evidente per non farci caso o fingere di non notarla. il contrario.
In materia di intercettazioni e “legge bavaglio”, gran vespaio del momento, Napolitano ha espresso altrettanta delusione. E’ un periodaccio, a quanto pare, secondo il presidente della Repubblica. Vige la più oscura “confusione”, secondo quanto ha dichiarato, e le forze politiche non mostrano una gran volontà di rimboccarsi le maniche per uscirne.
Sul disegno di legge sulle intercettazioni Napolitano aveva sottolineato quali siano i punti più critici da rivedere assolutamente, per poi sottoporre il nuovo testo al suo nuovo esame. Ma niente da fare, per il momento. Accettando di rispondere a qualche domanda posta da Sky Tg24, che lo ha raggiunto a Malta, il Presidente ha così commentato il momento ed il suo stato d’animo: “Lo faccio non tanto per la vicinanza di Malta all’Italia o perché fra poco farò rientro a Roma, ma per la confusione che ancora colgo in certi commenti di stampa sulla legge sulle intercettazioni”
E precisa con calma, il Presidente: “Posso in sintesi ribadire quanto segue: i punti critici della legge approvata dal Senato risultano chiaramente dal dibattito in corso e da quello che si è svolto alla commissione Giustizia della Camera, nonché da molti commenti di studiosi, sia costituzionalisti, sia esperti della materia. E ovviamente sono gli stessi a cui si riferiscono le preoccupazioni del presidente della Repubblica”. Evidentemente, o lapalissianamente, Napolitano si sente, di questi tempi e nel clima che ha visto innalzarsi di recente attorno a sé ed al suo ruolo, portato a sottolineare quali e quanti appoggi ideologici e logici ci siano a sostegno delle tesi che con tanta pacatezza cerca di continuare a portare avanti. Chissà se tanto garbo porterà in questi giorni ad un altro periodo di “far finta di non aver sentito”, oppure scateni le ire di chi se ne sentirà scomodato, come in un recentissimo passato? Nei mesi scorsi infatti, ricordiamolo, il Presidente ha avuto addirittura la sorte di vedersi accusato di essere “di parte”, e dunque non più “super partes” come il suo ruolo richiede.
Anche se “molte cose può sopportare la coscienza monda” (citando Tommaso da Kempis), sentire certe considerazioni riversarsi sulla propria persona non deve essere di gran sostegno al sereno lavoro di chi dignitosamente cerca via d’uscita dai problemi più ardui usando la correttezza che nessuno potrebbe negare aver sempre contraddistinto Giorgio Napolitano persona, e Giorgio Napolitano politico. Tacciarlo di essere un “antipresidente”, in quanto “si sa bene da che parte sta” (parole non intercettate, ma pubblicamente pronunciate, di cui non occorre citare autore o fonte), crediamo sia quanto di più meschino possa escogitare la malafede palese e sbandierata cui si assiste oggi. Si sa da che parte sta, e dunque, comunista!, verrebbe da pensare con un sorriso, ricordando le uscite dei comici di Zelig. Sorriso un po’ amaro. Ma solo un po’, come la dignitosa compostezza del Presidente sembra voler suggerire. Anche quando ci si mettono pure loro, i “comunisti” della situazione, a prendersela con Napolitano, che “non è il nostro Presidente”, come da più parti di espressa sinistra si è fatto sapere, quando si trova nell’impasse di mediare in qualche garbuglio che astutamente lo avvolge, riducendolo quasi nella classica posizione “con le mani legate”. Ma mai per molto, a quanto pare.
Gratuitamente si è tutti presenti in effetti in questo periodo, a quanto pare, alla rappresentazione di un groviglio di spettacoli tanto grottesco da esser buffo per la sua assurdità, se non facesse pensare ad un drammatico sintomo di pericolo di regresso alla mancanza di padronanza del proprio pensiero da parte di una cittadinanza che si suppone votante e giudicante.
Ma tornando al Presidente, ed alle sue amare constatazioni. Riguardo i suoi consigli del tutto inascoltati oltre che inattesi, ha ieri continuato: “E ciò non si è mancato di sottolinearlo nei rapporti con esponenti di maggioranza e del governo. Ma a noi non spetta indicare soluzioni da adottare e modifiche da approvare. Valuteremo obiettivamente se saranno apportate modifiche adeguate alla problematicità di quei punti messi in evidenza. Ci riserviamo la valutazione finale nell’ambito delle nostre prerogative”. Ma sì. Riproviamoci. Questo sembra voler dire il paziente tono di Napolitano.
I “punti critici” del disegno di legge sulle intercettazioni riguardano il divieto di pubblicazione che dovrà protrarsi fino al termine delle indagini preliminari, e le esose sanzioni per editori e giornalisti. Staremo a vedere che risultati si avranno su questi punti segnati in rosso dalla penna del Presidente.
Intanto, è stata del tutto ignorata la richiesta di Napolitano di lasciar perdere per ora la questione delle intercettazioni, rimandando il tutto a dopo la pausa estiva. Tutto avrebbe proceduto per il momento secondo le leggi attualmente in vigore, ed a Montecitorio ci si sarebbe concentrati piuttosto sulla manovra finanziaria, che ai contribuenti sta di sicuro più a cuore nell’immediato. Ma nell’immediato sta a cuore ad altri, evidentemente, qualche altra urgenza.
Sandra Korshenrich