Guerra alle staminali, ora il melanoma non è più invincibile

Sono le più piccole, le più rare, ma anche le più letali. E finora erano anche sconosciute all’universo della ricerca. Finora. Già perché finalmente gli studiosi hanno aperto un importante varco nella conoscenza di una delle patologie più gravi in ambito oncologico. Stiamo parlando del melanoma. E delle cellule staminali che ne provocano la nascita.

Fanno eco in tutto il mondo i risultati di uno studio condotto dalla Stanford University School of Medicine in California, che parrebbe aver individuato le cellule “zero”, ovvero generatrici, del più fulminante cancro della pelle. A seguito di una complessa fase di ricerca gli studiosi ne hanno infatti scovato i tratti distintivi che le renderebbero riconoscibili e quindi attaccabili. Si tratta la molecola CD271, che tutte le cellule di questo tipo riportano in superficie. La verifica a questa teoria è stata effettuata trapiantando i nuclei in animali di varie specie. Risultato: tutti si sono regolarmente ammalati di melanoma.

Ed il successo ottenuto raggiunge proporzioni ancora più vaste se pensiamo che le staminali, pur rappresentando la parte più piccola del tumore, ne costituiscono anche la più aggressiva. Si riproducono in continuazione dando vita ad altre cellule malate ed hanno la capacità di vanificare l’azione dei farmaci, dando origine in alcuni casi, a nuove masse tumorali ancora più resistenti. Fondamentale quindi l’importanza della scoperta. In precedenza questo traguardo era stato raggiunto per altre tipologie di cancro, ma il melanoma  costituiva ancora un grosso limite. Ora finalmente abbattuto.

Ma è necessario adesso andare avanti e giungere quanto prima alla messa a punto di nuove terapie farmacologiche che, sfruttando il lato debole del morbo messo in evidenza dalla ricerca, possano distruggerlo. Si tratta di un obbiettivo in assoluto prioritario. Il melanoma infatti si è già dimostrato, nel corso degli anni, una malattia in costante crescita. Incluso fino a pochi anni fa tra le neoplasie rare, affligge oggi 100 mila persone nel mondo. Non solo, il suo sviluppo segna un più 15% rispetto ai test sulla popolazione effettuati nel 2000. In Italia sono colpite in media 12/13 persone ogni 100 mila abitanti. Numeri impressionanti. Occorre trovare una cura efficace il prima possibile e, ovviamente, rafforzare le azioni di informazione e prevenzione che già proliferano in tutto il mondo. Il nemico dopo esser stato individuato va distrutto. E per una volta il gergo di guerra ci trova pienamente d’accordo.

Katiuscia Provenzani