Si è conclusa ad Agadir in Marocco, nella sera del 25 giugno scorso, la 62esima riunione della Commissione baleniera internazionale (IWC). Il risultato? Solo chiacchere e promesse che cadranno nel vuoto. Così facendo migliaia di esemplari a rischio estinzione continueranno ad essere massacrati e nazioni come il Giappone, la Norvegia e l’Islanda saranno legittimate a continuare la loro macabra caccia in acque internazionali.
“I governi riuniti ad Agadir – commenta Greenpeace – dovrebbero vergognarsi di essersi ritirati a discutere a “porte chiuse” per nascondere le loro discussioni sterili che non hanno permesso di fare nessun passo avanti nella protezione delle balene. Ma non possono certo nascondere la vergogna della caccia baleniera e della loro incapacità per cercare di fermarla”.
Solo qualche giorno prima gli attivisti, in segno di protesta, avevano esposto una balena gigante sulla scalinata di Piazza di Spagna a Roma. Greenpeace ha così rivendicato il gesto simbolico: “Le balene non sono in vendita. È stato il messaggio che abbiamo inviato ai membri dell’IWC. Perché con promesse di soldi e corruzione i paesi balenieri cercano ogni anno di raggiungere la maggioranza“.
Ora, sempre secondo gli attivisti, c’è un’unica chance per le balene: “Tutti quei governi che si schierano per la conservazione delle balene, come l’Italia, devono immediatamente mettere in atto azioni politiche decise per porre fine alla “caccia per ragioni scientifiche” del Giappone nel Santuario dell’Oceano Antartico e la caccia della Norvegia e dell’Islanda, portata avanti in totale violazione della moratoria esistente”.
Da oltre trent’anni l’organizzazione non governativa lotta in difesa delle balene. Due dei loro attivisti, i giapponesi Junichi e Toru, rischiano più di un anno di carcere per aver denunciato la corruzione e il contrabbando di carne del programma giapponese di caccia alle balene. L’unica domanda che possiamo porci è ceracare di capire cosa sono disposti a fare i paesi che dicono di voler proteggere le balene. La risposta è un bell’enigma ma di certo associazioni come Greenpeace continueranno a lavorare per fermare questo vergognoso massacro.
di Roberto D’Amico