Quante volte al pubblico femminile è capitato di acquistare una copia del periodico “Gioia” e di trovare in allegato qualche mini-guida sulla salute, sul benessere e sul fitness, sulle diete pre-estive, post-natale e perenni? Probabilmente ad ogni uscita! Beh, nel numero 26 della famosa rivista femminile non c’è la solita guida bensì una del tutto insolita: i 40mila abbonati al settimanale Gioia si troveranno davanti la guida-pratica della LAV “Le uova non sono tutte uguali”, che contiene degli utili consigli per l’acquisto di uova nei supermercati.
Le uova di gallina non sono tutte uguali e lo sanno bene le galline, l’80% delle quali (quasi 40 milioni all’anno) in Italia sono ancora allevate nelle strette gabbie di batteria che la Direttiva Europea n.74/1999 ha vietato a partire dal 2012 (gabbie convenzionali). Questo sistema d’allevamento altamente intensivo impedisce alle galline di esprimere comportamenti naturali essenziali come aprire le ali, camminare, cercare cibo, appollaiarsi o deporre le uova in un nido, con conseguenze deleterie sul loro benessere psicofisico. Le uova provenienti da allevamenti non in gabbia sono dunque da preferire, scegliendo le confezioni sulla cui etichetta è scritto “biologiche” oppure “da allevamento all’aperto”.
La guida-pratica della LAV “Le uova non sono tutte uguali” (disponibile anche su www.gallinelibere.lav.it) spiega come interpretare correttamente l’etichettatura delle uova, senza farsi ingannare da diciture come “fresche di fattoria” o da immagini di prati e di galline in libertà. Come riconoscere, allora, le uova in base al metodo di allevamento? Per legge, ogni confezione di uova deve riportare in modo chiaro e leggibile una delle quattro diciture: biologiche, da allevamento all’aperto, a terra o in gabbia. Inoltre ogni uovo deve riportare impresso il codice che specifica il metodo di allevamento.
“Con questa iniziativa vogliamo sensibilizzare i consumatori verso scelte maggiormente rispettose degli animali, dal momento che l’Italia è in forte ritardo nell’applicazione della norma e dal 1999 non sono state perseguite azioni di riconversione del settore come fatto invece in altri Paesi, dimostrando così una forte miopia politica, economica ed istituzionale – dichiara Roberto Bennati, vice presidente LAV – Dal gennaio 2012 le uova di batteria convenzionale non dovranno più essere vendute, ma gran parte delle aziende non saranno adeguate ai nuovi standard e accadrà che le uova immesse sul mercato ed il sistema di allevamento sarà di fatto illegale”.
“Consideriamo molto grave che alcune associazioni di categoria indichino, di fatto, come soluzione non adeguarsi alle norme e pagare ridicole sanzioni amministrative, determinando una disparità nel mercato che penalizza chi opera con nuovi standard e nel rispetto della normativa – prosegue Bennati – per questo è necessario e urgente rivedere il sistema delle sanzioni e nei prossimi giorni anche la LAV si farà portavoce di una proposta verso le istituzioni”.
di Roberto D’Amico