Pakistan, strage alla moschea di Lahore

41 vittime e 175 feriti, questo è il bilancio dell’attacco kamikaze alla moschea di Data Darbar a Lahore, capitale culturale del Pakistan. La moschea è il luogo dove riposano le spoglie del santo sufi Data Gunj Bakhsh ed è un luogo molto affollato e meta di peregrinaggi. E proprio sulla copsicua presenza di persone si è riversato l’attacco kamikaze da parte di tre uomini che hanno fatto esplodere i loro giubbotti riempiti di 20 chili di esplosivo. Tra i feriti, molti riversano in condizioni gravi, stando a quello che affermano i media pakistani. L’attentato non è stato rivendicato e i talebani stessi lo hanno condannato ferocemente.

Stando alle prime ricostruzioni, la strage è stata compiuta da tre kamikaze: il primo attentatore, di 19 anni, si è fatto esplodere nel cortile della moschea, il secondo ha avviato il suo detonatore durante la perquisizione all’ingresso del santuario e il terzo, infine, si è fatto esplodere in strada. Le coordinazioni dell’operazione kamikaze sono avvenute con estrema precisione da parte dei tre uomini. In quel momento la moschea era gremita di gente, poichè il giovedì sera è un momento di ritrovo per i fedeli che si riuniscono tra danze e canti rituali. Subito dopo la prima esplosione, nel santuario si è creato il panico tra i fedeli, tanto che alcune delle vittime sono morte perchè sono rimaste calpastate dalla ressa che cercava vie di fuga in ogni direzione. Così ha raccontato un testimone della strage ai quotidiani pakistani.

Nonostante i sufi rappresentino una corrente moderata dell’Islam – è considerato come l’unione tra il neoplatonismo e il cristianesimo, che ha successivamente dato vita ad una corrente mistica nell’Islam, anche grazie alle influenze Indù, considerata, per questo motivo, eretica dagli estremisti islamici -, subito dopo l’attentato i fedeli si sono accaniti contro polizia e hanno compiuto atti vandalici ai danni di alcuni negozi durante una manifestazione. Solo un mese fa, infatti, la moschea della comunità sufi di Ahmadi era stata presa di mira da un altro attentato, che provocò ben 100 vittime. La carenza di efficienza del sistema di sicurezza della moschea potrebbe essere una delle principali cause dell’attentato.

Augusto D’Amante