Crisi di mezza età e non sto scherzando: nel regno di molto molto lontano, dove le favole affondano nella dura realtà, dove Pinocchio è un bugiardo compulsivo, dove i tre porcellini sono una squadra di muratori crucchi e dove il gatto con gli stivali è una specie di latin lover esaltato, Shrek divenuto papà, vive una noiosa vita di routine domestica con Fiona e pargoli. Il famoso orco è diventato un’attrazione per i turisti e Shrek rimpiange vita da single e bagni nel fango, e non riesce a sopportare l’idea di aver perso la capacità di spaventare la gente.
Cade così in un tranello di Rumpelstiltskin che lo porta a firmare un magico contratto, che gli darà la possibilità di scoprire come sarebbe stato il mondo se lui non fosse nato.
Ma nella realtà alternativa di Rumpelstiltskin è tutto troppo cupo e perverso e il film diventa la storia dei tentativi di shrek di tornare alla realtà, che non aveva saputo apprezzare.
Fiona, come sempre doppiata in lingua originale da Cameron Diaz, in questo film diventa un personaggio di maggior peso, diventa una guerriera rivoluzionaria, portavoce delle donne insoddisfatte da uomini deboli e il compito di Shrek, per sciogliere l’incantesimo, sarà di farla innamorare nuovamente prima che passino 24 ore.
Shrek, è ancora doppiato da un Mike Myers, con impeccabile accento scozzese, e l’accoppiata con Eddie Murphy / Ciuchino è sempre imbattibile.
Facendo ovviamente una menzione speciale al Gatto con gli stivali, nel doppiaggio spagnoleggiante di Antonio Banderas, in veste di gattaccione pigro e obeso, atteggiato a grottesco latin lover, con il sex appeal di un Marlon Brando oltre il quintale, che riesce a rivelarsi per la seconda volta, dopo il secondo capitolo in cui apparve per la prima volta, il caratterista più demenziale del film.
“Sfamame, se osi”
L’unica nota di demerito è nel uso sfrenato del 3D che, invece di elevare il livello del film, ne disturba la fruizione.