Marea nera: Bp nasconde il petrolio sotto la sabbia

A sostenerlo sono nuove accuse, avanzate da un giornalista freelance di New Orleans che, in un video diffuso sull’onnipotente Youtube, documenta la particolare consistenza di alcune spiagge della Louisiana, con la sabbia molto più compatta di quel che effettivamente dovrebbe essere, in quanto sabbia appunto. L’ipotesi che C.S. Muncy ha fatto è quella che tale compattezza sia dovuta ad un sottostante strato di petrolio, lo stesso che si è depositato sulle spiagge a causa della marea nera. Tale “pavimento” di greggio sarebbe dovuto al fatto che BP avrebbe operato nascondendo il petrolio sotto la sabbia piuttosto che rimuoverlo, una pratica molto più rapida e decisamente meno costosa.

Le accuse, ancora non provate e che quindi rimangono a livello di ipotesi, verrebbero però ulteriormente avallate dalla movimentazione della sabbia, chiaramente visibile nel video. Sulla spiaggia  “incriminata”, quella della Grand Isle, avrebbero quindi agito diversi mezzi di movimento terra, che appunto, secondo Muncy,  sarebbero stati responsabili, su ordine di BP, di nascondere il petrolio depositato sulle coste sotto la sabbia della Louisiana.

Al di là dei sospetti, è da dire che vi è un’oggettiva difficoltà a documentare da vicino le operazioni di pulizia delle quali BP è responsabile, principalmente per due motivi. Il primo è che la zona è considerata dalle autorità come “contaminata” e di conseguenza la Guardia Costiera ha emesso un’ordinanza per la quale i civili, giornalisti e fotografi compresi, non possono avvicinarsi a più di 20 metri da tale zona, se non incorrendo in una sanzione che può arrivare fino a 40000 dollari. A questa distanza va aggiunta poi quella effettiva tra l’inizio della zona vietata e quella, all’interno della suddetta, dove Bp realmente opera. Non è pensabile infatti che la pulizia delle spiagge venga effettuata solamente sulle “zone di confine”.Perdipiù, i terreni contaminati sono protetti dalla Security interna della compagnia petrolifera ed anche in questo caso, difficilmente ai giornalisti viene permesso di penetrare in terreno considerato necessariamente privato ( anche se di fatto non lo è ). Se le accuse venissero confermate sarebbe un’altra tegola, pesantissima, a cadere sulla testa della British Petroleum, considerata socialmente l’unica responsabile della catastrofe ambientale avvenuta nel Golfo del Messico e dovuta all’esplosione della piattaforma DeepWater Horizon, il 20 Aprile scorso.

A.S.