Un libro per l’estate: “La Compagnia dei Celestini” di Stefano Benni

In quest’estate di mondiali malamente persi, quello che può fare un amante del calcio, non solo come sport, ma come stile di vita, è riprendere in mano uno dei capolavori della comicità letteraria all’italiana: La Compagnia dei Celestini, di Stefano Benni, lo sgangherato romanzo dello scrittore romagnolo, che racconta delle maestose lande del “quisipuò”, luoghi magici, in cui ragazzini cresciuti negli angoli più bui del nulla, orfani e burattini senza fili costruiti a immagine e somiglianza dei loro fratelli maggiori, posso cercare un riscatto nel gioco della Pallastrada, il fratellino bastardo del calcio.

E quello che si presenta è un mondo costellato da personaggi colorati e grotteschi, drammatici e crudeli, surreali e teneri: Memorino, Lucifero e Alì, gli spiriti ribelli in fuga dall’ orfanotrofio dei Celestini per rappresentare Gladonia nel Campionato Mondiale di Pallastrada, organizzato dal Grande Bastardo in persona, guida e mentore degli orfani di tutto il mondo. Completano questa Calcistica Armata Brancaleone la misteriosa Celeste e i favolosi gemelli Finezza, Didì, Vavà e Pelè, e Deodato “bambino sfigato”

“…cadde dalla culla da piccolo, ma non morì, come si è sempre creduto. In realtà, cadde dalla culla ogni notte per i primi sei mesi di vita. Non solo, ma una volta al giorno si strozzava con il biberon, le sue coliche erano le più lunghe e dolorose a memoria di pediatra, e appena fu in grado di camminare a gattoni prese tanti di quegli spigoli, gambe di sedie, pisciate di cane e pedate in faccia che bisognò mettergli il casco. Ma sotto il casco si infilò subito un ape. Allora decisero che era meglio fingere la sua morte e affidarlo a un orfanotrofio. Era così sfigato, così totalmente sfigato, che sarebbe stato il primo a cadere nelle mani dei Cacciacalciatori”

Contro di loro si ergono altri piccoli mostri: i Berliner Aas Devils, dalla germania, neonazisti imberbi; i PelorinhoPivetes, piccoli scippatori dalle favelas brasiliane, con tanto di mini travestiti al seguito; i Chumantien Shaolin Little Dragons, dalla Cina con furore; gli Zaire Red Lions, dall’Africa, allenati da un magico leone/sciamano parlante; gli Slaiv Gallion Braes, mini-hooligans irlandesi alcolizzati; gli Yokkmokk Fjällrävar, piccole volpi delle steppe finlandesi e i Manakoko Wallabies, dall’Australia. Le partite sono un capolavoro di malinconica memoria dei tempi in cui per divertirsi bastavano due zaini e una interminabile distesa di terra brulla e accidentata, un pallone bozzuto “e tutti dietro”, e lasciarsi sognare.

Dal manuale della Pallastrada, Regola numero 3 “Le porte sono delimitate da due sassi, o barattoli, o indumenti, e devono misurare sei passi del portiere. È però ammesso che il portiere restringa la porta, se non si fa scoprire, e che parimenti l’attacante avversario la allarghi di nascosto fino a un massimo di venti metri. La traversa è immaginaria e corrisponde all’altezza a cui il portiere riesce a sputare”

E’ un libro che gioca su una comicità tanto crudele, quanto attuale e che risveglia un inevitabile magone nel momento in cui, mentre ci teniamo la pancia cercando di non scoppiare dal ridere, ci rendiamo conto che stiamo ridendo del frutto di un mondo orrendo, cucinato con un gusto surreale, mano poetica e occhio ironico, ma che lascia, dopo l’esilarante assaggio, un inevitabile amaro retrogusto.