Immaginate un incendio scoppiato in un bosco. Mentre le fiamme divorano gran parte della vegetazione, un branco di animali impauriti tenta di scappare per aver salva la pelle. I sopravvissuti si stanziano in un nuovo habitat mutandone gli equilibri precedenti. Questo è ciò che sta accadendo nel Golfo del Messico colpito dalla marea nera. Numerose specie di animali stanno cercando di trovare rifugio vicino alle coste, alla ricerca di acque pulite.
A confermare questa drammatica situazione sono scienziati e pescatori, secondo i quali intorno alla zona del disastro petrolifero si stanno creando aree dove la vita è di fatto impossibile. Proprio queste zone morte avrebbero causato la migrazione di molti animali verso le coste. In Florida sono stati avvistati squali e delfini molto vicini alla costa, in Alabama invece piccoli crostacei e pesci come le triglie si sono stabiliti attorno ai moli, dove mai erano apparsi.
”Questi animali stanno già girando alla larga dalla perdita – commenta Larry Crowder dell’università di Duke – e questo è un segno che la qualità dell’acqua sta peggiorando”. ma questo esodo di massa, potrebbe non bastare a salvare la vita degli animali: ”Nelle acque basse molti di questi animali sono più facilmente vittime dei predatori – spiega Crowder – inoltre con la marea che si avvicina alle coste potrebbero presto trovarsi intrappolati tra il petrolio e la spiaggia”.
Il principale problema è causato dal metano riversato in mare dalla perdita di petrolio e trovato in quantità 100mila volte superiori al normale. Questo gas disciolto nell’acqua, sottolineano gli esperti, causa la proliferazione di batteri in grado di degradarlo, a spese però dell’ossigeno. ”Abbiamo trovato colonne di metano di 200 metri a una profondità tra i 1.000 e i 1.300 metri – ha spiegato Samantha Joye dell’Università della Georgia. L’acqua non è ancora arrivata ad avere zero ossigeno, ma ci si sta avvicinando”.
Un’altra minaccia è rappresentata dall’arsenico. I ricercatori hanno scoperto che il petrolio fuoriuscito nell’oceano può di fatto aumentare i livelli tossici di questo elemento, causando gravi danni alla catena alimentare dell’ecosistema. L’arsenico può infatti distruggere il processo di fotosintesi delle piante marine e uccidere animali, come gli uccelli, che si nutrono di creature marine contaminate.
Di Marcello Accanto