Greenpeace avverte: in pericolo la vita nell’Artico

Non c’è da scherzare. Presto, gli ecosistemi presenti al Polo Nord potrebbero mutare totalmente i propri connotati. Greenpeace, la celebre organizzazione ambientalista, sostiene che la vita sui fondali dell’oceano Artico sia in grave pericolo. A causa dei cambiamenti climatici molte delle specie animali e vegetali potrebbero un giorno scomparire dall’ecositema, portando al collasso l’intera area. L’uomo è ovviamente il principale responsabile di questa drammatica situazione.

Una lunga spedizione, denoninata “Arctic Under Pressure”, a bordo del rompighiaccio “Esperanza” è bastata a far preoccupare l’associazione ambientalista Greenpeace. La vita nell’oceano artico, hanno affermato gli attivisti,  ”è minacciata dai cambiamenti climatici, e i rischi per questo ecosistema marino sono in continuo aumento”. Questo è il grido d’allarme lanciato da una delle tante organizzazioni che da anni si batte per la sopravvivenza del pianeta ai danni causati dalle attività dell’uomo.

La principale causa di questo scenario infernale è ovviamente il costante aumento della temperatura esterna, dovuta anche all’incuranza dell’uomo, con il conseguente scioglimento dei ghiacci e l’innalzamente del livello del mare. Si tratta di un circolo vizioso difficile da arrestare. La scomparsa del ghiaccio infatti metterebbe in pericolo molte delle specie animali che proprio grazie ai ghiacci trovano riparo nella zona artica. Il ritirarsi dei ghiacci polari consentirebbe infatti alle flotte industriali di pescherecci a strascico  di colonizzare aree un tempo inaccessibili, facendo piazza pulita delle numerose specie animali presenti.

Per proteggere la vita dei fondali di questi oceani, ecosistemi ricchissimi di specie rarissime, Greenpeace chiede una moratoria internazionale per ogni attività industriale, inclusa ovviamente la pesca a strascico, una delle attività più pericolose per gli animali che popolano i fondali marini. Sono anche altri i  fattori analizzati da Greenpeace durante la spedizone, che potrebbero comportare un peggioramento delle condizioni climatiche nella zona artica. Fra questi: i cambiamenti nelle correnti oceaniche e l’ acidificazione degli oceani.