Palestina, “no” ai colloqui diretti con Israele

Da Washington il presidente USA, Barack Obama, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sono stati molto chiari: al via subito i colloqui diretti tra Israele e Palestina per dare pace ad un territorio da troppi anni dilaniato da odi, rancori, guerra e morte. Ma il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, tramite il suo capo negoziatore, Saeb Erekat, rifiuta l’invito agli incontri diretti con lo stato ebraico per una serie di motivi. La Palestina è intenzionata a tenersi ben lontana da Israele fino a quando non si renderanno

Il negoziatore palestinese Saeb Erekat

noti due fattori principali. Il primo riguarda la dimensione che Netanyahu ha dato nella sua proposta allo stato palestinese, da un punto di vista territoriale e politico-amministrativo. Il secondo è relativo, invece, alla liberazione dalle truppe dell’esercito di Israele della valle del Giordano.

L’accusa che lo stesso Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, muove al premier israeliano sta nella volontà di Netanyahu stesso di voler “chiudere le porte” a qualsiasi tipo di negoziato, non chiarendo la sua posizione in merito alle due questioni esposte in precedenza. E se l’opinione pubblica israeliana accoglie con favore questa rinata simpatia tra il loro premier e il presidente Obama, da parte palestinese grande è lo scetticismo. La paura di cadere in un tranello, in una trappola è troppo forte. E solo quando ci saranno proposte più che concrete, allora la Palestina siederà al tavolo dei negoziati. Fino ad allora manterrà la giusta distanza da Israele e dai suoi rappresentanti.

L’intervento di Barack Obama in questi negoziati, iniziati a maggio sotto la guida del mediatore statunitense George Mitchell, serve ad accelerare queste trattative, così da anticipare la soluzione della questione tra Israele e Palestina prima del mese previsto di settembre. Ma, come afferma Erekat, fino a quando Netanyahu non “annuncerà un congelamento totale degli insediamenti” e non deciderà di riprendere i colloqui dallo stato in cui erano stati abbandonati nel dicembre del 2008, la Palestina non acconsetirà ai colloqui diretti con Israele.

Augusto D’Amante