Manganellate dalla polizia, manganellate mediatiche: la notizia della rappresaglia delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti aquilani nelle strade di Roma nel Tg1 delle 13,30 del 7 luglio non merita i titoli, malgrado la rabbia legittima, i tre feriti e le percosse ricevute dal sindaco Cialente. La notizia arriva dopo venti minuti.
Ad aprire l’edizione dell’ora di pranzo è il Lodo Alfano e le voci dell’emendamento Pd a favore di Napolitano, a seguire il vertice tra Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. Poi economia e Europa, col Pil crescente e l’Italia “meglio di altri paesi”. E altro. Passano 7 servizi, in totale: arriva, poi, il video. Cinquanta secondi simili a un atto dovuto con apertura sulla “centinaia” di manifestanti (in realtà cinquemila) e chiusura sulla contestazione a Bersani, come fosse l’unica notizia di rilievo.
Una sorta di censura alla quale il telegiornale di Minzolini non è nuova, in merito ai fatti abruzzesi. E gli abitanti delle città disastrate dal sisma del 2009, per risposta, non si stupiscono al tipo di atteggiamento della testata nei loro conronti. Alto fè il disappunto fra i manifestanti, infatti, nei confronti del primo telegiornale italiano.
Peraltro, è interessante notare come il giornalista del servizio parlasse di un centinaio di manifestanti che tentavano di forzare il blocco per raggiungere una Montecitorio già occupata da un corteo di disabili, come a volerli spodestare. E coprire i manifestanti abruzzesi di un’onta immeritata.
Quanto agli altri Tg, si annotano il silenzio del Tg2 delle 13 e il ribaltamento di prospettiva del Tg4, per il quale – per bocca di Emilio Fede – i poliziotti sono stati aggrediti da alcuni facinorosi capeggiati da Antonio Di Pietro.
Vincenzo Marino