Le porte delle prigioni castriste a Cuba stanno per aprirsi per 52 prigionieri politici del regime comunista cubano. A renderlo noto sono alcuni rappresentanti della Chiesa Cattolica presente sull’isola, che molto hanno fatto durante le trattative con il regime per raggiugngere tale obiettivo. Raoul Castro e il suo governo non definiscono questi prigionieri come prigionieri politici, ma li definiscono come comuni malviventi che agivano, però, per il conto degli Stati Uniti.
E’ questa la più grande amnistia che il regime ha concesso negli ultimi dieci anni e la decisione è stata presa dopo le varie trattative sorte quando, a febbraio, in una delle prigioni è morto un dissidente politico, Orlando Zapata, dopo circa 90 giorni di sciopero della fame. I prigionieri liberati fanno parte di quei 75 personaggi arrestati dopo le proteste scoppiate sull’isola contro il regime nella primavera del 2003, detta anche “Primavera nera“. Protagonisti delle trattative sono stati da una parte il presidente cubano Raoul Castro e dall’altra la rappresentanza della Chiesa Cattolica, nella persona del cardinale Jaime Ortega. Nelle prossime ore, stando a quanto afferma il cardinale Ortega, dovrebbero essere rilasciati i primi cinque prigionieri. Gli altri saranno resi liberi tra quattro mesi.
Tra i primi a lasciare le prigioni del regime, per motivi di salute, vi sarà Guillermo Farinas, simbolo della resistenza al regime, che ha iniziato uno sciopero della fame subito dopo la morte di Zapata. Farinas aveva posto come condizione per terminare il suo digiuno, che va avanti, ormai, da troppo tempo e gli sta provocando forti problemi di salute, la liberazione di almeno dodici prigionieri.
Apprezzamenti arrivano dall’associazione delle “Damas de Blanco“, le mogli dei prigionieri politici di Castro, e dalla Commissione per i diritti umani cubana, che, dalla bocca del suo presidente, Elizardo Sanchez, afferma che i prigionieri politici nelle carceri erano scesi di numero rispetto all’anno di inizio della dittatura di Castro, il 1959, e che negli ultimi sette anni sono stati liberati molti prigionieri. Un evidente segnale di distensione di Raoul Castro che si è reso conto che “tenere imprigionati molti dissidenti non aiutava a mantenere il controllo sociale sul popolo”.
Ai negoziati e alle trattative tra la Chiesa e Castro hanno preso parte anche il Ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, e quello cubano Bruno Rodriguez. Lo stesso Moratinos esprime soddisfazioni per l’esito dei negoziati e afferma che i primi cinque detenuti liberati saranno accolti in Spagna.
Augusto D’Amante