E’ giunta oggi notizia che la dirigenza Fiat di Melfi ha deciso di licenziare tre operai dello storico stabilimento lucano con l’accusa di aver impedito il proseguimento della produzione; da giorni, infatti, sono in corso ripetuti scioperi contro la decisione unilaterale dell’azienda di puntare ad un incremento della produzione del 10%, senza aggiungere forza lavoro sulle
linee e senza raggiungere alcun accordo sindacale con la RSU eletta dai lavoratori.
Due notti fa, durante un corteo interno al reparto montaggio, i tre lavoratori avrebbero impedito a un carrello robotizzato di proseguire il suo percorso, facendo sì che gli altri lavoratori della linea non ricevessero il materiale.
Questa mattina i lavoratori hanno dato vita ad un presidio davanti ai cancelli della fabbrica, incrociando le braccia per due ore durante il turno della mattina.
“Lo stabilimento è fermo, mentre sono in corso cortei interni. – spiega una nota diffusa dalla Fiom – La ragione dello sciopero è dovuta alla sospensione cautelare, atto che normalmente prelude al licenziamento in tronco, di due delegati Fiom e di un operaio, per rappresaglia antisindacale contro le azioni di lotta in corso sulle condizioni di lavoro.
La Fiat invece di avviare il confronto (sull’aumento della produzione, ndr) previsto dal Contratto nazionale e dagli accordi aziendali sull’organizzazione e sui carichi di lavoro, con queste sospensioni dei lavoratori aumenta lo stato di tensione.
È un atto gravissimo che conferma il disegno autoritario della Fiat“.
In un comunicato stampa diffuso ieri, in solidarietà con la lotta degli operai di Melfi, il coordinatore nazionale auto di Fiom Enzo Masini ha denunciato anche l’esistenza di una vertenza gemella a Cassino, dove il Lingotto avrebbe stabilito unilateralmente l’aumento della produzione.
Un’atteggiamento autoritario e arrogante con cui Marchionne, alla ricerca di nuovi milionari profitti per sé e la dirigenza del colosso torinese, sta tentando, stavolta senza i fari della grande informazione puntati contro, di far passare la linea “meno diritti e più lavoro” bocciata dagli operai di Pomigliano con il referendum del 22 giugno scorso.
Solidarietà ai lavoratori di Melfi è giunta dalla Federazione della Sinistra, con l’intervento del segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero.
“A Pomigliano si vuole imporre il divieto di scioperare; a Melfi si
licenzia chi sciopera. La FIAT è anticostituzionale, il governo intervenga per impedire questa illegalità criminale“, ha accusato in una nota diffusa questa mattina.
Mattia Nesti