Esce in Italia quella che si può definire l’unica autobiografia di Marilyn Monroe, ‘La mia storia’, scritta da Ben Hecht, già pubblicato negli Usa nel 1974 e successivamente nel 2000. In queste pagine la diva si confida all’autore, e ne emerge l’immagine di una donna dalla doppia personalità. C’è la Marilyn di Hollywood, sex symbol fuori da ogni tempo, icona di bellezza e “paura sessuale femminile”, come si definiva lei stessa. Di una Hollywood che la diva contestava, “un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima”. E c’è Norma Jean, “Questa bambina triste e amareggiata, cresciuta troppo in fretta”, sbattuta da una famiglia affidataria all’altra e bisognosa d’affetto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, poco spazio è dedicato ai suoi amori. Le confessioni risalgono al periodo del matrimonio con il giocatore di baseball Joe Di Maggio, e sono parole d’amore. In seguito i due divorziarono e l’attrice si risposò nel 1956 con Arthur Miller. Nulla ci dice invece dei fratelli Kennedy, Jfk e Bobby: entrambi ebbero modo di frequentare Marilyn negli anni successivi, e vi è chi sospetta di un coinvolgimento di Bobby nella morte della Monroe, archiviata come “probabile suicidio”.
Il libro, edito da Donzelli, contiene 47 fotografie della diva, alcune delle quali inedite, realizzate da Milton Greene. E racconta, molto più degli altri, la vera Marilyn, che da un passato difficile, tra orfanotrofi, una mamma schizofrenica e un papà assente arrivò a posare nuda per Tom Kelley nel 1949 nel calendario sexy Miss Golden Dream, momento che segnò l’inizio di una sfavillante carriera. Eppure la Monroe sembrava consapevole del suo personaggio e addirittura di come potesse finire, e le parole che seguono sono sue, come una triste profezia: “Avevo qualcosa di speciale e sapevo cos’era. Ero il tipo di ragazza che trovano morta in una camera da letto con un flacone vuoto di sonniferi in mano”.
Alessandra Maiorano