No ai gay sì al nucleare: vescovi e Chiesa scendono in campo

Il Paese si avvia a celebrare, il prossimo anno, il 150esimo anniversario della conquista dell’unità; il prossimo 20 settembre, intanto, ricorrerà il 140esimo della Breccia di Porta Pia, la conquista di Roma con cui davvero si concretizzò l’idea di una nazione unita, indipendente e laica, progettata e voluta dai liberali come Cavour e dai democratici seguaci di Garibaldi.
140 anni sono passati e quel “non expedit” con cui Pio IX ribadiva che non “era conveniente” per i seguaci della Chiesa occuparsi della politica italiana non è altro che un vuoto ricordo scolastico; i vescovi italiani, più agguerriti che mai, sono tornati ancora in questi giorni alla carica, per indirizzare a loro piacimento le vicende politiche del Paese.

Commenti severi e rimproveri sono arrivati per la ministro alle Pari Opportunità Mara Carfagna, colpevole di aver definito “una manifestazione gioiosa, serena e partecipata” il Gay Pride romano di sabato scorso, il primo ad ospitare fra gli organizzatori associazioni gay cattoliche e di destra, come si evinto anche da un manifesto di intenti mai come quest’anno moderato e generalista.
“Non è pensabile – ha detto sulle pagine di “Pontifex” l’arcivescovo di Trani, monsignor Giovanni Battista Pichierri – che un rappresentante istituzionale sia pur in perfetta buona fede, tolleri e avalli una manifestazione nella quale si prenda a male parole il Papa, capo del cattolicesimo“.
“Quella ragazzinaguarda con gli occhi del corpo e non dello spirito” ha rincarato la dose Giuseppe Agostino, Arcivescovo Emerito di Cosenza, mentre per il vescovo Emerito di Benevento Serafino Sprovieri “si celebra il trionfo dell’anormalità e si punisce chi, cattolico, ha tutto il diritto a protestare per queste cose insensate e fuori ogni logica, siamo nella cloaca”.

Ha preso le distanze dalla Carfagna anche il cattolicissimo Carlo Giovanardi, lo stesso, per la cronaca, che parlò di Stefano Cucchi, il ragazzo pestato e morto in carcere lo scorso autunno, come di “un morto perché drogato, uno spacciatore abituale”, cosa risultata poi falsa.
“Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte” cantava Fabrizio De André.

Ma non di soli gay vive la polemica politica della Chiesa.
Dopo i rimproveri, infatti, per il Governo arrivano anche gli elogi, meritati con la decisione di puntare sull’energia nucleare, benedetta da sua santità Benedetto XVI in persona.
Nel prossimo numero del periodico ufficiale che quasi ogni diocesi possiede sarà dunque presente un opuscolo di 47 pagine a favore del nucleare, “scelta salvifica: pulita, sicura, poco costosa”. E poco importa che tale scelta comporti rischi per la popolazione, tempi biblici di realizzazione e costi per nulla competitivi.
In ballo, d’altronde, ci sono gli interessi di MAB.q, l’agenzia di comunicazione di Egidio Maggioni, responsabile del Centro Tv Vaticana, che, fra i suoi più importanti clienti, annovera il colosso Enel, che potrà godere della proprietà di quattro degli otto reattori nucleari che il Governo è intenzionato a costruire. Con la benedizione del Papa, dei vescovi e, soprattutto, di Radio Vaticana.