Casini cambia pelle e chiude all’ipotesi rimpasto

Indovina chi viene a cena? E’ quanto, con ogni probabilità, il padrone di casa di “Porta a Porta” ha sussurrato all’orecchio del suo ospite d’onore, Silvio Berlusconi, anticipandogli la notizia dell’arrivo di Pier Ferdinando Casini. Giovedì sera in casa Vespa c’era un pezzo del Paese che conta: alti prelati, finanzieri, imprenditori e ovviamente politici. Tutti insieme per festeggiare i 50 anni di attività del noto giornalista e per discutere, intorno a un tavolo, dei delicati equilibri da ristabilire nel Paese.

La compresenza del Cavaliere e del leader dell’Udc nella stessa stanza ha solleticato la fantasia di molti. I larghi sorrisi e le pacche sulle spalle che i due si sono amichevolmente scambiati hanno incoraggiato i sogni di riconciliazione di molti presenti e spinto a considerare l’ipotesi di un rimpasto di governo – che possa coinvolgere la formazione guidata da Casini – più che probabile.

Fantasie smentite dallo stesso centrista che, ai microfoni di Sky Tg24, ha ribadito la sua militanza nelle file dell’opposizione e la sua completa indisponibilità a cambiare fronte. “È stata una cena piacevole – ha iniziato l’ex presidente della Camera – Vado spesso a cena con chi, come me, lavora all’interno delle istituzioni: dialogo con Bersani e con D’Alema e non vedo perché – ha precisato – non dovrei dialogare con il presidente del Consiglio“.

E sugli insistenti pettegolezzi del giorno dopo relativi alla possibilità di un riavvicinamento al Cavaliere e, più esplicitamente, all’eventualità di un rimpasto: “La cosa non mi riguarda – si è smarcato il leader dell’Udc – e comunque non era quella la sede per discuterne. Non è una cosa a cui io possa essere direttamente o indirettamente interessato. È una competenza del presidente del Consiglio, è un problema della maggioranza e non di chi come me – ha insistito – sta all’opposizione”.

Trachant il suo giudizio sui ribaltoni: “Gli atti di trasformismo in Italia – ha spiegato Casini – non sono serviti in passato, non serviranno in futuro e non servono oggi. Sono degradanti per chi li fa e per chi apparentemente ne è beneficiario. Qui non servono atti di trasformismo di qualcuno che saltabecca da una parte all’altra – ha aggiunto – qui serve una fase politica nuova. Se io fossi il presidente del Consiglio rivolgerei un appello alla parte più responsabile dell’opposizione, non solo l’Udc ma anche il Pd, per chiedere di concorrere assieme – ha concluso – ad uno sforzo di solidarietà nazionale”.

Un cambio di rotta radicale per il centrista che ha spesso fatto dell’equilibrismo una scelta di vita irrinunciabile per garantire la propria longevità politica. Adesso – sembra essere il ragionamento dello scudo-crociato – non è più il tempo dei mercanteggiamenti, ma delle prese di posizione responsabili e marcate. Da difendere strenuamente fino alla prossima tentazione, fino al prossimo invito a cena difficile da declinare: quello a palazzo Grazioli.

Maria Saporito