Pier Paolo Pasolini ci ha lasciato un’autobiografia in versi. Si tratta di un stile assai vicino alla prosa, quello adottato dallo scrittore nell’ultima fase della sua produzione. L’opera, che si intitola Poeta delle Ceneri, dovrebbe appartenere ad un periodo fra il 1966 ed il 1967, ma il dattiloscritto è rimasto chiuso in un cassetto senza essere stato mai pubblicato, ritrovato solo dopo la tragica morte dello scrittore fra le carte del suo studio in via Eufrate.
In realtà Poeta delle Ceneri non è un vero inedito perché fu già pubblicato nel 1980 da Enzo Siciliano nella rivista Nuovi argomenti; inoltre fu incluso all’interno di una raccolta di tutte le poesie di Pasolini curata da Walter Siti per i Meridiani Mondadori. La novità stavolta sta nel fatto che la speciale autobiografia viene proposta in un’opera autonoma, edita in 75 pagine da Archinto.
“E oggi, vi dirò, che non solo bisogna impegnarsi nello scrivere,/ ma nel vivere” recita lo stesso Pasolini in questa sua autobiografia. Lui che concretamente ha dedicato la sua intera vita alla scrittura ma non solo ad essa, impegnandosi anche nel cinema che definiva “la lingua dell’azione, della vita che si rappresenta” e dunque “così infinitamente più affascinante”. Nell’autobiografia si possono ripercorrere tutte le tappe della vita di Pasolini, dalla gioventù friulana al difficile rapporto col padre, passando poi al soggiorno romano, al successo e ai molti problemi giudiziari avuti nel corso degli anni.
“Ho provato quello che può provare un negro a Chicago,/ il terrore” scrive riferendosi ai suoi Anni Settanta, dove “anche la borghesia italiana può essere, dunque, razzista”. Piero Gelli cura l’introduzione di Poeta delle Ceneri e spiega che Pasolini aveva concepito il testo mentre era in viaggio per gli Stati Uniti e che il titolo fosse all’inizio Who is me. Tutta la narrazione è costruita come una lunga risposta ad un’intervista da parte di un giornalista americano, al quale lo scrittore rivela i suoi più intimi segreti ed i suoi sogni.
Un ricordo anche per quella torre medievale di Chia, “nel paesaggio più bello del mondo”, acquistata da Pasolini che la fece poi restaurare. Fu assai forte il suo impegno per la difesa delle campagne viterbesi, dimostrato più volte e pubblicamente. La torre c’è ancora oggi e gli abitanti del posto hanno organizzato una merenda sul prato proprio sotto la torre, riunendosi per una lettura pubblica di Poeta delle Ceneri così da rendere omaggio a Pier Paolo Pasolini.
Andrea Camillo