Sei associazioni nazionali della cultura e dell’ambiente scrivono al Governo

L’Italia è a rischio recessione culturale. E’ quanto hanno denunciato ieri le principali Associazioni nazionali della cultura e dell’ambiente, Federculture, Civita, FAI, Italia Nostra, Legambiente e WWF , in una lettera aperta al Presidente del Consiglio, al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, nella quale segnalano le gravi ripercussioni che la manovra anticrisi avrà sulle politiche culturali nel nostro Paese.

“Il Dl 78/2010 – si legge sul sito di Legambiente – mette in discussione la tutela e la promozione del nostro patrimonio culturale e ambientale, sancite dall’art. 9 della Costituzione, e penalizza un settore vitale che contribuisce positivamente all’economia del paese, con conseguenze negative sulle possibilità di uscita dall’attuale crisi e sulle prospettive di una futura e duratura crescita. E’ urgente scongiurare gli effetti della riduzione dei finanziamenti diretti al Ministero e dei pesanti tagli ai trasferimenti a Regioni ed Enti Locali, che porteranno inevitabilmente a un arretramento dell’intervento pubblico nel settore, limitando l’autonomia e la capacità di amministrazioni e imprese di servizio pubblico locale nella programmazione e nella gestione dell’offerta culturale”.

Le sei Associazioni firmatarie condividono “la necessità di intervenire con azioni anche drastiche di riduzione di inefficienze e sprechi, ma nel contempo chiedono un maggiore intervento pubblico che valorizzi le eccellenze, salvaguardi i livelli dei servizi erogati ai cittadini e promuova il coinvolgimento dei privati, in un’ottica di crescita del settore e di sviluppo del Paese che faccia leva su cultura, creatività e ambiente”.

Cinque sono i punti salienti della lettera: le associazioni reclamano un’azione coraggiosa che colpisca le inefficienze e valorizzi le eccellenze e la qualità; chiedono che vengano applicati criteri selettivi trasparenti e condivisi in grado di ridurre gli sprechi e di aumentare realmente la produttività; auspicano un maggiore intervento pubblico che incoraggi il coinvolgimento dei privati; chiedono che il Governo applichi severi meccanismi di controllo all’introduzione del federalismo demaniale ed infine sostengono con forza che i nostri giovani debbano avere un futuro basato sulla cultura, sulla conoscenza e sulla creatività affinché non si debba più assistere ad una sistematica emigrazione intellettuale che depaupera il Paese delle sue migliori risorse intellettuali e ne pregiudica il futuro.

di Roberto D’Amico