Piovono copiose le critiche sulle ultime esternazioni del premier in materia di libertà di stampa. Quell’ennesimo anatema scandito contro le testate a suo dire faziose, tutte concentrate a delegittimare il “governo del fare” con insinuazioni basse e meschine, ha provocato una nuova sollevazione generale. Ma al coro di quanti denunciano l’insofferenza di Berlusconi per l’informazione che tenta di liberarsi dai “lacciuoli” stretti dalla politica e dai poteri forti, non ha voluto unirsi il neo direttore del Tg della 7, Enrico Mentana.
Il noto giornalista – che non ha fatto mistero delle passate tensioni con la famiglia Berlusconi, che portarono al suo allontanamento da Mediaset – ha deciso di intonare un “controcanto”, benedicendo le parole proferite ieri dal presidente del Consiglio. “Che la libertà di stampa debba avere dei limiti – ha detto Mentana durante un’intervista a “La Stampa” – è uno dei principi cardine delle democrazie liberali, è un discorso teorico che non mi scandalizza, anzi l’ho sempre pensato”.
“Molti nostri colleghi – ha ripreso – ritengono la libertà di stampa un principio assoluto, che non si commisura ai diritti delle persone coinvolte nelle inchieste, specie quelle più deboli. Berlusconi certo non è un fascista, ma si potrebbe citare Ernesto Rossi: se un fascista dice che piove e fuori piove ha ragione”.
E la sua opinione sul contestatissimo ddl sulle intercettazioni? “Il diritto dei cittadini a essere informati – ha scandito il direttore del Tg targato La 7 – non può essere cancellato con la scusa di difendere la privacy dei potenti. Occorre distinguere tra i soggetti coinvolti: se qualcuno, nel raccontare un’inchiesta, si sofferma sulle vicende sentimentali del figlio di un indagato, magari per mostrarsi più bravo degli altri colleghi, quello è un abuso che va sanzionato. Ma non si può assolutamente impedire ai giornalisti – ha ribadito – di occuparsi di un personaggio pubblico che è accusato di gravi comportamenti”.
Ciò nonostante – è il ragionamento del giornalista – la “levata di scudi” contro il provvedimento è prematura: “Evitiamo vittimismi eccessivi – ha continuato Enrico Mentana – e non fasciamoci la testa prima di rompercela. Ora, mentre parliamo, il ddl intercettazioni sarà cambiato almeno due volte. Quindi aspettiamo di vedere cosa uscirà fuori e poi – ha concluso – ci prenderemo le nostre responsabilità”.
Maria Saporito