A Siracusa si parla Liberamente di federalismo. E non solo

Una cornice più che suggestiva, il Castello Maniace di Siracusa, fa da sfondo al convegno promosso oggi dalla Fondazione “Liberamente”. Tema centrale dell’incontro: il rapporto tra il Mezzogiorno e il federalismo, ma nella città siciliana si parla anche di altro. A presenziare l’iniziativa, una nutrita rappresentanza della squadra di governo: da Franco Frattini a Mariastella Gelmini, passando per Mara Garfagna e la “padrona di casa” Stefania Prestigiacomo. Tutti uniti per rimarcare la compattezza del Pdl e per fugare gli ultimi residui dubbi sulla “bontà” della riforma federalista.

Il ministro degli Esteri è partito da una doverosa precisazione sulla natura della Fondazione: “Noi – ha spiegato – abbiamo voluto alimentare un dibattito culturale che nel Pdl è e sarà un fiore all’occhiello della politica italiana. Il Pdl nasce infatti – ha notato – per rilanciare un grande partito dei moderati italiani”. Una puntualizzazione irrinunciabile in questi giorni gonfi di veleni e sospetti su possibili correnti che rischiano di minare la solidità del partito.

Quanto al tema principale della giornata: “Il federalismo – ha affermato Frattini – non deve e non può spaccare in due l’Italia, ma è una grande occasione per il Mezzogiorno. Le prospettive europee future che si aprono porteranno sviluppo, piano di investimenti, azioni di cui il Mezzogiorno potrà approfittare. Tutta l’Italia – ha continuato il ministro – partecipa a un grande disegno europeo. Non ci sono un Sud e un Nord che perseguono proprie strategie. Senza la Sicilia, senza il Sud – ha insistito il responsabile della politica estera – non può esserci un Paese che si consolida dentro la grande scena euro-mediterranea”.

Qualche riferimento anche alla questione degli sbarchi clandestini e alle nuove preoccupanti dinamiche dell‘economia globale che rischiano di esasperare le difficoltà dei Paesi più poveri. “Non è accettabile – ha osservato sul primo punto il ministro – che la Sicilia sia il gendarme dell’Italia e dell’Europa: si fermano tutti qui e ci pensiamo noi. Così è sbagliato: noi siamo contrari all’immigrazione che arriva a Lampedusa e si ferma, ma siamo per un’immigrazione – ha precisato Frattini – che si forma in Italia e torna nel suo Paese d’origine”. E sulla seconda questione: “L”Unione europea – ha spiegato il ministro – non può essere autoreferenziale rispetto ai Paesi emersi che dettano l’agenda economica al mondo: il rischio è che nel nord Africa a fare le imprese non siano gli italiani ma i cinesi, creando una grande concorrenza a tutto il bacino. Questo – ha rincarato – metterà in ginocchio anche i mercati del nord Africa. Se non ci sarà una politica euromediterranea si impoverirà l’intero bacino a vantaggio dei grandi Paesi ex emergenti. E non saranno i dazi – ha concluso – a fermarli”.

Energico anche l’intervento della responsabile dell’Ambiente: “Oggi che il federalismo si fa legge – ha detto Stefania Prestigiacomo – con i voti di un’ampia maggioranza parlamentare e con il dialogo con l’opposizione bisogna depurarlo dalla retorica nordista che lo ha reso inviso al Sud, ma anche – ha aggiunto – da un certo vittimismo meridionalista che lo rappresenta come un vicolo cieco, come l’abbandono del Sud da parte delle istituzioni, come riduzione piuttosto che creazione di nuove opportunità. Bisogna scommetterci con convinzione – ha continuato il ministro – e anche con la consapevolezza che per farlo funzionare occorrono classi dirigenti efficienti e rigorose, consapevoli di essere sottoposte al giudizio del cittadino che giudicherà il servizio erogato e la sua qualità secondo la regola del ‘vedo-voto-pago’”.

Il contributo più “colorito” è però quello fornito dall’animatore del Pdl Sicilia, Gianfranco Miccichè, che è partito dalla replica alle ingenerose dichiarazioni rilasciate recentemente dal ministro del Tesoro. “Saremo cialtroni su mille altre cose – ha ammesso il sottosegretario di Stato – ma sui fondi struttutali non è così e Giulio Tremonti lo sa bene. Tremonti, che io adoro e al quale voglio bene, ci disistima, ma spero di fargli cambiare idea. Non sono finanziamenti ma un rimborso e quindi, se prima non spendiamo non possiamo presentare i rendiconti a Bruxelles. La responsabilità – ha continuato Miccichè – è soltanto di Roma: avendoci tolto i fas i fondi strutturali sono tutti persi”.

L’ultima “stoccata” ha spostato l’attenzione su questioni non strettamente locali: “Se poniamo un problema di classe dirigente del Popolo delle libertà – ha detto Miccichè – quelli che li hanno in questi giorni si chiamano Brancher, Verdini e Cosentino: uno è del Sud ma gli altri due, fino a prova contraria, sono del Nord. Un tempo eravamo noi i farabutti – ha ironizzato il politico siciliano – oggi da queste parti non ce ne sono più”.

Maria Saporito