Casini: né Pierfurbi né Pierfessi, a salvarci saranno le larghe intese

Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, prova a fare il premier per un giorno: “Se fossi il presidente del Consiglio – ha confidato oggi al “Corriere della Sera” – farei un appello: di fronte alla gravità della crisi economica e alla difficile situazione del Paese chiederei a tutte le forze politiche una responsabilità più ampia“.

“Se Berlusconi assumesse questa iniziativa – ha continuato l’ex presidente della Camera – sarebbe intelligente perché ne avrebbe solo da guadagnare: a quel punto caricherebbe di responsabilità chiunque, di fronte a quell’offerta, decidesse di sbattere la porta in faccia. Ci sarebbe un’assunzione chiara di responsabilità e credo che nel Pd – ha aggiunto Casini – siano in molti a rendersi conto che così non si può andare avanti“.

“Mancano ancora tre anni alla fine della legislatura – ha ricordato il centrista – e non può essere disperso il tempo necessario alle riforme. Ormai è già troppo tardi e, comunque, se non si farà questo passaggio prevedo che qualcuno, a breve, punti a percorrere la scorciatoia delle elezioni anticipate“. Il leader dell’Udc non ha dubbi: solo la strategia delle larghe intese può traghettare l’Italia fuori dalla crisi e cementare convivenze capaci di garantire la realizzazione di importanti riforme.

“Forse non sono ‘Pierfurbi’, come si dice – ha ironizzato Casini – ma neanche ‘Pierfessi’: se insisto con la proposta di un Partito della Nazione, che possa essere un approdo per tanti, ci sarà un motivo. Anche l’altra sera, a casa di Vespa, ho ripetuto ciò che dico ormai da settimane e cioè che ci sarebbe bisogno di un armistizio“. Già, la cena a casa di Vespa che ha accesso la curiosità di un intero Paese. Cosa è successo realmente? Il corteggiamento del premier nei suoi confronti si è consumato o no?

L’ex presidente di Montecitorio sceglie di iniziare dalla fine, ossia dalle reazioni spropositate seguite ai “pettegolezzi” di quella sera. “Se basta una cena a far tremare il governo – ha commentato – e a far parlare alcune forze politiche di ‘complotto ai vertici dello Stato’, come ha fatto l’Idv, siamo davvero messi male. Insorgono per un nulla. Ammesso e non concesso – ha continuato il centrista – che ci siano state offerte all’Udc, cosa che comunque non era possibile in quella cena, appare chiaro a tutti gli italiani che il nostro partito non ha alcuna intenzione di entrare nella maggioranza. Consiglio quindi a tutti gli amici, a destra e a sinistra, di evitare colpi di sole. Ma ciò che più mi meraviglia – ha rincarato Casini – è che tra gli agitati ci sia soprattutto Tremonti: non vedo perché debba esserlo”.

Tornando al “cuore” della questione: “Che Berlusconi pensi a rafforzare il suo governo è comprensibile – ha ammesso – ma per quanto mi riguarda non c’è alcun interesse a partecipare a questo esecutivo: sarebbe ridicolo e umiliante. Bossi è un esperto di ribaltoni, io no. Penso sempre ai miei elettori”.

Meno astiosi i toni che riserva invece all’attuale presidente della Camera: “Ritengo offensivo pensare – ha spiegato Casini – che possa interessarmi una vendetta contro Fini per la scelta che portò due anni e mezzo fa alla creazione del Pdl. Non ho mai coltivato nella mia vita politica miserie simili. Mi auguro piuttosto – ha continuato – che Fini ritenga positivo il mio ragionamento e la necessità di un’alleanza tra forze che puntano a realizzare riforme importanti per il bene del Paese”. Né Pierfurbi,Pierfessi, solo Casini.

Maria Saporito