Milano, 12 luglio. Il generale Giampaolo Ganzer, attualmente a capo del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri, è stato condannato a 14 anni di reclusione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e ad una multa di 65.000 euro. Il pm Luisa Zanetti aveva chiesto 27 anni. L’accusa è di “aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati, al fine di fare una carriera rapida”, come ha stabilito l’ottava sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Luigi Capazzo. Il generale è accusato assieme ad altre 17 persone, tra le quali anche l’ex colonnello del Ros e attuale componente dell’Aise (servizi segreti) Mauro Obinu, condannato a 7 anni e dieci mesi di carcere, oltre all’interdizione dai pubblici uffici, e a Gilberto Lovato e Rodolfo Arpa, due ex sottoufficiali condannati rispettivamente a 13 anni e 6 mesi e a 10 anni.
La sentenza riguarda fatti avvenuti tra il 1990 e il 1997, dopo una complessa vicenda giudiziaria, che ha preso avvio da Brescia, per poi essere spostata a Milano, poi Bologna e tornata infine a Milano, su decisione della Cassazione. Tra gli indagati figuravano anche il magistrato Mario Conte, che ha affrontato il processo individualmente e la cui condanna è giunta a parte.
Ganzer ha così commentato la condanna a 14 anni: “Le sentenze non si possono che rispettare. Aspettiamo le motivazioni”. Il legale, l’avvocato Fabio Belloni, ritiene che si tratti di “una sentenza eccezionalmente complessa, con una chiave di lettura sofisticata da parte dei giudici”, perché non v’è condanna per il reato associativo, infatti, secondo la difesa, “la condanna per i singoli fatti e non per il reato associativo può voler dire che i giudici hanno riconosciuto la legittimità dell’impianto delle operazioni antidroga, ma contestato l’illegittimità di singole operazioni e singoli fatti”.
Alessandra Maiorano