«Nicola Cosentino deve fare un passo indietro».
A rivolgere il secco invito al parlamentare del Pdl, che fa sapere di non essere disposto a cambiare i suoi impegni, è in un’intervista a “il Mattino” di Napoli il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.
«Ho conosciuto in questi anni molta gente che fa politica per passione. E ho capito che è un pregiudizio pensare che la politica sia solo affarismo o una cosa sporca. E proprio per rispetto alle persone oneste è opportuno che il vertice del partito, che in Campania rappresenta Berlusconi, sia libero da qualsiasi ombra di sospetto e abbia tutte le carte in regola per realizzare sul territorio il progetto del presidente».
«Deve fare un passo indietro dalla carica di coordinatore – aggiunge la Carfagna, non riferendosi invece alla carica di sottosegretario di cui pure lo stesso Cosentino è titolare -. La sua testardaggine nel voler restare è incomprensibile. Non occupiamo posti che si vincono per concorso o che dobbiamo mantenere per tutta la vita. A fronte di determinate circostanze vale la pena cedere il passo per lasciare che le indagini facciano il loro corso e anche per evitare che il fango mediatico ricada sul partito».
Quanto all’accusa mossa da Berlusconi ai media, sospettati di “ingigantire” la vicenda ad hoc, al solo scopo di gettare discredito sull’azione governativa, il ministro dice: «Non faccio fatica a credere che ci sia un atteggiamento che induce a cavalcare e strumentalizzare la notizia. Sarebbe bene che anche i giornali aspettassero che la magistratura facesse il suo corso». E ancora: «Una cosa è informare e un’altra cavalcare la notizia. Mi sembra che questa sia una vicenda poco rilevante penalmente ma pesante politicamente».
Alla domanda rivoltale circa l’esistenza o meno di una questione morale all’interno del Pdl, come denunciato da Fini e dai suoi fedelissimi, la Carfagna risponde: «Sono molto distante dalle posizioni dei finiani e mi riconosco pienamente in Berlusconi e nel suo progetto politico. Sono una berlusconiana e resto fedele al presidente. Mi sembra esagerato parlare di questione morale. Il partito è fatto da persone serie e questi sono solo casi isolati, ma che appunto vanno isolati per evitare che si pensi a un Pdl dominato dal lassismo».
Infine alla giornalista che chiede se sia stato un errore a suo tempo non aver detto sì alla richiesta d’arresto per Cosentino, arrivata dai magistrati di Santa Maria Capua Vetere, il ministro per le Pari Opportunità risponde: «Il Parlamento è sovrano e talvolta è costretto ad alzare barricate perché la magistratura non ha un bilanciamento, a differenza degli altri poteri, ed è spesso protagonista di invasioni di campo. Senza dimenticare che difficilmente un giudice viene punito se compie un errore. I magistrati, però, devono fare le indagini e anche se per Cosentino vale la presunzione d’innocenza finché non si arriverà al terzo grado, ritengo che sul piano politico le sue dimissioni siano opportune. Non può continuare a fare il coordinatore del Pdl in Campania».
Insomma le ultime clamorose vicende venute agli onori della cronaca riguardo ad esponenti di spicco del mega-partito berlusconiano, da Dell’Utri a Brancher, da Verdini a Cosentino, rischiano di coinvolgere l’intero apparato del centrodestra e con esso l’attuale governo che anche su quell’apparato sino ad oggi si è retto. Salvo fare gli opportuni distinguo su chi, all’interno dello stesso Pdl e sotto la protezione del Presidente della Camera Fini, chiede da tempo di “fare piazza pulita” degli esponenti più compressi. Che pare non siano pochi.
Raffaele Emiliano