“Possiamo discutere delle scelte da fare e delle misure da adottare, ma non c’è dubbio che non possiamo continuare a far pesare sulle spalle dei giovani un debito pubblico così pesante”. A dirlo è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenuto oggi alla cerimonia di inaugurazione della nuova sede della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) di Trieste.
Il capo dello Stato si è intrattenuto molto sul tema della ricerca e dell’istruzione, senza dimenticare di menzionare le difficoltà economiche. “Siamo in una fase di consolidamento della finanza pubblica – ha spiegato Napolitano – dopo il peso e l’assillo della crisi economica e finanziaria internazionale. Nei decenni passati c’è stata un‘espansione del debito pubblico e certo il nostro Paese partiva da una condizione pesante”.
“Non è più accettabile – è stato il monito del presidente della Repubblica – spendere ogni anno risorse per diversi punti del Pil non per investire ma per pagare il debito pubblico. C’è bisogno di misure di severa restrizione della spesa pubblica corrente. Naturalmente vorremmo sempre salvaguardare la spesa pubblica per investimenti e in modo particolare per quelli nella formazione e nella ricerca, ma negli ultimi tre decenni – ha insistito l’inquilino del Quirinale – la spesa pubblica è cresciuta al di sopra di ogni ordine”.
Quasi una doccia fredda per gli studenti della Scuola triestina che hanno consegnato al capo dello Stato una maglietta con l’immagine di un cervello dotato di gambe (chiara allusione ai cervelli in fuga) e una lettera vergata per esprimere la loro preoccupazione sullo stato di salute della ricerca e dell’alta formazione nel nostro Paese. “Siamo convinti – hanno detto – che una buona riforma delle Università che introduca finalmente quegli elementi meritocratici di cui il sistema ha tanto bisogno non possa funzionare se attuata contemporaneamente a una politica di tagli indiscriminati al finanziamento e – hanno continuato – al personale delle Università e degli enti di ricerca”.
“Crediamo che se ce ne fosse data l’opportunità – hanno aggiunto gli allievi della Sissa – potremmo contribuire materialmente all’avanzamento della nostra società da italiani orgogliosi di vivere e lavorare in Italia e non – hanno concluso – da emigranti in cerca di migliori fortune nel resto del mondo”.
Maria Saporito