Calabria e salute. Primi nei costi, ultimi nei risultati. Una frase che descrive alla perfezione il rapporto tra la stupenda regione del Sud e l’organizzazione del sistema sanitario. Una frase che il neo-governatore, Giuseppe Scopelliti, ha scelto come slogan per l’incontro con la stampa indetto per illustrare la strategia di rilancio della Sanità calabrese. Presenti anche il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, il vicepresidente della Giunta, Antonella Stasi, ed alcuni assessori e consiglieri regionali.
A dir poco mostruoso. Così si presenta il quadro complessivo del Sistema sanitario in Calabria. Esplicabile già con la sola cifra che va ad identificare il debito accumulato, negli anni, dal settore: 870 milioni di euro. Quattro, secondo le autorità regionali, le linee guida da seguire per avviare un reale rinnovamento: chiusura e riconversione degli ospedali a rischio, riorganizzazione della rete territoriale e delle emergenze, fine di morti per negligenze o imperizie, l’intesa con poli di eccellenza nazionale per la formazione. Senza dubbio evidente che non sarà comunque possibile evitare il commissariamento della Sanità.
D’altronde i numeri parlano chiaro. In Calabria si contano 73 strutture ospedaliere tra settore pubblico e privato per un totale di 8.874 posti letto. Tenendo presente la situazione di partenza, nel corso del solo anno 2008 sono stati effettuate 259.029 degenze in regime ordinario, con il 16,7% di ricoveri che sono risultati poi inappropriati. Sono presenti venti ospedali con meno di cento posti letto, per i quali sarà necessaria una riconversione. Per tre o cinque presidi, invece si arriverà addirittura alla chiusura. Infine il dato più importante e preoccupante. Ben undici strutture sono a rischio sicurezza. Correre ai ripari è un atto prioritario oltre che dovuto.
Tra i temi trattati dal Governatore nel corso dell’incontro anche quello dell’emigrazione sanitaria, che costa alla Regione 238 milioni di euro annui di media. Scopelliti ha spiegato che i motivi principali per cui si effettuano ricoveri fuori regione sono chemioterapia, artrosi al ginocchio e angina, mentre le regioni in cui i calabresi preferiscono farsi curare sono Lombardia (20%), Lazio (19%), Sicilia (13%), Emilia Romagna (12%), Toscana (8%). Si è giunti alla conclusione che, per il bene della Sanità locale, è doveroso limitare quanto più possibile tale fenomeno, offrendo ai pazienti alternative valide sul territorio. Il Sistema sanitario calabrese è malato, ma la cura è stata proposta. Occorrerà ora attendere per capire quanto sia efficace.
Katiuscia Provenzani