Per una gallina si fa la guerra. Vecchia massima della filosofia contadina. E se la gallina poi è quella dalle uova d’oro si può fare anche di peggio. D’altronde nella sfera del lecito tutto vale. Questo deve aver pensato Paul De Ceglia, grafico newyorkese, prima di scatenare il “quarantotto” che in questi giorni sta riecheggiando sui più importanti media mondiali. Di sicuro il “furbo Paul”, come è stato ribattezzato, il volatile se l’è scelto bene. Il condominio più famoso del globo.
Eh sì, ancora una volta Facebook c’entra e stavolta è addirittura oggetto di contesa. D’altronde la questione non è poi così complicata. De Ceglia sostiene semplicemente che Facebook sia suo e quindi ne pretende la proprietà. Per questo ha presentato regolare denuncia presso la corte di New York contro Mark Zuckerberg, proprietario del popolare social network. E fin qui niente di strano. Molti in passato hanno tentato di accampare diritti sull’applicazione, millantando partecipazioni di ogni tipo.
Ma stavolta ci sarebbero le prove. Nello specifico un contratto, firmato da entrambe le parti ad aprile del 2003, in cui viene affidata al web designer la costruzione del sito, in cambio di 1.000 dollari di acconto iniziale più un’opzione su alcune quote societarie, che sarebbero aumentate dell’1% per ogni giorno trascorso fino alla messa on line del progetto denominato sulle carta “The Face Book”. Fatti i conti a De Ceglia spetterebbero in pratica l’84% di azioni della Facebook Inc..
La questione è piuttosto annosa. Tanto che la Corte giudicante si è avvalsa della possibilità di effettuare valutazioni più approfondite e nel frattempo ha congelato i beni e gli asset della Società. D’altro canto il furbo Paul non è propriamente uno stinco di santo: nel 2009 è stato arrestato con la moglie per un’accusa di truffa da oltre 200.000 dollari. Gli avvocati di Zuckerberg hanno quindi ampio materiale su cui lavorare. Risulta abbastanza difficile pensare che un’intera squadra legale non riesca scovare neppure un misero cavillo per inchiodare l’ennesimo pretendete al trono del “libro delle facce”.
«Combatteremo con forza questa causa completamente frivola» ha dichiarato Barry Schnitt, portavoce dell’Azienda. Ma di fatto, per ora, tutto rimane in bilico e all’orizzonte si profila una lenta e sofferta risoluzione del problema.
Katiuscia Provenzani